LO STUDIO
ROVIGO Le novità che il Governo sta introducendo al sistema pensionistico

Lunedì 22 Ottobre 2018
LO STUDIO
ROVIGO Le novità che il Governo sta introducendo al sistema pensionistico sono ancora oggetto di valutazioni e anche per questo non sorprende che fra gli stand della Fiera d'ottobre, funestata ieri dal maltempo, uno dei più frequentati sia stata proprio la postazione mobile dell'Inps.
Il Polesine, fra l'altro, a livello pensionistico ha due caratteristiche che la distinguono nettamente dal resto del Nordest: ha le pensioni più basse e il numero più alto di pensionati. Non solo, ma anche il famoso taglio delle cosiddette pensioni d'oro, da queste parti sembra non rappresentare un vero tema di discussione, visto che chi gode di ricchi trattamenti è un gruppo decisamente minoritario.
RARE PENSIONI D'ORO
Come risulta da un'analisi del Sole 24 Ore su dati Inps, in provincia di Rovigo le pensioni con un importo superiore ai 4.500 euro rappresentano lo 0,16% del totale e il valore dell'eventuale taglio dell'8% varrebbe un risparmio di 707.717 euro. Non una cifra da poco, ma noccioline se si considera che nella vicina Padova la sforbiciata varrebbe 7,2 milioni. Nella provincia di Padova, fra l'altro, le cosiddette pensioni d'oro sono lo 0,50% del totale. A Verona lo 0,49% ,ma il risparmio della riduzione sarebbe più alto, circa 7,3 milioni. Anche Belluno, spesso vicina a Rovigo in questo tipo di statistiche, in questo caso è lontanissima: seppur penultima, le pensioni con un importo superiore ai 4.500 euro sono lo 0,27% del totale e il loro taglio comporterebbe un risparmio annuo di 1.045.278 euro.
IN VETTA PER ANZIANITÀ
Rovigo, tuttavia, è la provincia veneta con più trattamenti previdenziali di anzianità in rapporto alla popolazione. Al decimo posto in Italia con 112,4 pensionati ogni mille abitanti, a fronte di una media italiana di 72 per mille, preceduta solo da Biella, Ferrara, Asti, Vercelli, Cuneo, Ravenna, Lecco, Novara e Cremona. Curiosamente, tutte province padane. È invece la cenerentola della Padania, se si guarda alle cifre che questi pensionati si mettono in tasca: 1.336 euro. La cifra riguarda le sole pensioni di anzianità, escludendo dalla media quelle di natura assistenziale, che a livello nazionale sono 3,9 milioni sul totale dei 17,9 milioni di trattamenti pensionistici. In ogni caso, la cifra media che si registra in Polesine è la ventiquattresima più bassa a livello nazionale. Peggio dei polesani solo gli anziani delle province del sud.
La prima delle cugine venete che si trova scorrendo la classifica è Belluno, dove la cifra media è di 1.547 euro. A Treviso sono 1.558 euro, a Verona 1.572, a Vicenza 1.579, a Padova 1.605. L'unica che se la passa meglio della media nazionale, che è di 1.661 euro, è Venezia, che fa registrare una quota pari a 1.709 euro per pensionato.
Ovviamente, si tratta di medie. E come tali sfumano le discrepanze e le differenze.
UNA MEDIA BASSA
Guardando al sottoinsieme delle pensioni dei settori privati, ex lavoratori dipendenti e ex lavoratori autonomi, considerando non solo le pensioni di vecchiaia, comprensivi di fondi e gestioni separate, per quattro polesani che percepiscono una pensione di oltre seimila euro e uno di 5.985, ce ne sono 36.584 che non arrivano a 750 euro. Lordi. La media è di 793,59 euro, andando a guardare il dato diviso per genere, e il quadro è ancora più preoccupante: per gli uomini, infatti, il valore medio è leggermente superiore ai mille euro lordi al mese, 1.062,53 euro, mentre per le donne questo dato scende addirittura a 611,94 euro. E stiamo parlando di oltre 51mila anziane. Sono le sperequazioni che si registrano anche nel mondo previdenziale e che vedono i pensionati rodigini ben più poveri non solo rispetto agli altri veneti, ma anche rispetto alla media nazionale.
Francesco Campi
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