LA PRELIMINARE
CORDENONS Najima Romani patteggia scatenando le ire dei risparmiatori

Domenica 10 Marzo 2019
LA PRELIMINARE
CORDENONS Najima Romani patteggia scatenando le ire dei risparmiatori che con una petizione di 140 firme avevano tentato di indurre la Procura a rompere gli accordi con l'avvocato Elisa Trevisan. Patteggia, con il gup Monica Biasutti, 4 anni 2 mesi e 10mila euro di multa per associazione a delinquere, truffa aggravata, autoriciclaggio e abusivismo finanziario. La compagna di Fabio Gaiatto - che ha messo a disposizione delle vittime un assegno di 5mila euro e un orologio Cartier - non ha diritto alla condizionale e al termine dell'udienza è stata riportata nel carcere di Trieste. Con la mega truffa della Venice Investment Group ha perso tutti i beni immobili appartenenti alla Studio Holding doo fallita a ottobre in Croazia: sono stati confiscati. Un patrimonio di 4 milioni di euro, in virtù della sanzione prevista dal reato di autoriciclaggio, andrà allo Stato.
Anche ieri era l'unica imputata presente in aula. Nessun altro - a parte Massimo Baroni alla prima udienza - ha messo la faccia. Tutta vestita di nero, elegante con il tacco 12 tempestato di Swarovski, ieri era molto tesa. Non ha diritto alla condizionale e, quando è uscita di scena, è stata riportata in cella. Ieri il processo si è chiuso anche per Massimo Baroni di Piario (Bergamo), che ha versato 9mila euro per poter patteggiare 1 anno 6 mesi e 3mila euro di multa (pena sospesa). Il suo legale, Andrea Ciccarone, ha ottenuto le spese di parte civile compensate, altrimenti sarebbe stato un massacro dal punto di vista economico. Per il maestro di tango, il triestino Ubaldo Sincovich che ha versato a titolo risarcitorio 8.500 euro, la pena è stata di 1 anno 5 mesi e 7mila euro di multa (il gup gli ha respinto l'istanza di proscioglimento). Ha patteggiato con la semidetenzione, che gli spetta se un domani, per qualche motivo, gli fosse revocata la condizionale.
Ancora in sospeso il patteggiamento di Marija Rade, ex direttrice slovena della Venice, mentre a Massimiliano Vignaduzzo, di San Michele al Tagliamento, che inizialmente era disposto a versare 50mila euro a favore delle vittime, il procuratore Raffaele Tito ha negato il patteggiamento nel momento in cui è sceso a 5mila euro. Chiusi i patteggiamenti, l'udienza è tornata in mano al gup Eugenio Pergola, che ha fissato al 29 maggio la discussione del rito abbreviato chiesto da Fabio Gaiatto e dato la parola alla pubblica accusa.
Il sostituto procuratore Monica Carraturo ha discusso sulla posizione degli imputati che non hanno chiesto riti alternativi, anticipando la richiesta di rinvio a giudizio per Claudia Trevisan di Fossalta di Portogruaro, Massimiliano Vignaduzzo di San Michele, Giulio Benvenuti di Arzignano, Marco Zussino di Basiliano, Luca Gasparotto di Cordovado, Daniele Saccon di Mareno di Piave, Massimo Osso di Palmanova, Flavio Nicodemo di Teglio Veneto, Massimiliano Franzin di Oderzo, Moreno Vallerin di Due Carrare e Massimo Minighin di Fossalta di Portogruaro. Il Pm ha illustrato l'impianto accusatorio: «Nessun dubbio - ha detto - sulle condotte degli imputati». In poco tempo sono stati raccolti 67 milioni di euro (il 20% da parte dei collaboratori del trader), di cui soltanto l'1,77% investiti sulla piattaforma IG (vero forex) con la promessa che avrebbero reso il 10% trimestrale. Claudia Trevisan è stata indicata come la segretaria di Gaiatto che, oltre alla raccolta di risparmi, gestiva anche il sito internet. Anche le posizioni di Vignaduzzo e Benvenuti sono state ritenute tutt'altro che marginali. Il Pm ha ricordato le riunioni che gli imputati facevano con Gaiatto, le indicazioni che ricevevano per rideterminare le loro provvigioni, l'ordine di predisporre bonifici fasulli per rassicurare i clienti, le macchine di lusso messe a disposizione di alcuni procacciatori e anche il servizio di portierato in via Bassa di Portovecchio, nella villa di Gaiatto. Il trader, infatti, a un certo punto si era barricato in casa e le sue guardie del corpo selezionavano chi poteva o non poteva entrare. «I contratti ha detto il Pm - prevedevano restituzione immediata del denaro e ciò non è accaduto». Ha parlato di rendimenti consistenti per i singoli procacciatori, di un'attività proseguita nonostante il divieto della Consob e di parecchio materiale trovato agli imputati durante le perquisizioni: elenchi di clienti con tanto di codice e profitti da accreditare, dossier sui clienti e chat Gaiatto per sapere come dovevano giustificarsi con i risparmiatori.
Le indagini non sono chiuse. Stanno arrivando ulteriori querele, per le quali risponderà chi andrà a giudizio. Il 27 marzo la discussione del procuratore Tito.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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