La manovra nel mirino

Venerdì 19 Ottobre 2018
IL CASO
ROMA «Una deviazione senza precedenti». «Un non rispetto particolarmente serio degli obblighi del Patto». Durissima e senza appello la lettera che la Commissione consegna al ministro dell'Economia Giovanni Tria. Non è solo all'Italia che Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici chiedono chiarimenti a nome dell'Unione. Anche Francia, Spagna, Belgio e Portogallo hanno ricevuto la lettera con la quale la Commissione sollecita i singoli stati a fornire spiegazioni su alcuni punti della manovra di bilancio. Solo in Italia, però, Moscovici si è curato di consegnarla personalmente arrivando a Roma per incontrare prima il ministro Tria e poi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un giudizio duro, anche se non definitivo visto che la Commissione dice di voler «proseguire un dialogo costruttivo con l'Italia per arrivare a una valutazione finale». Una mano tesa che però si scontra con i toni da tanti nemici tanto onore che invece usano i due vicepremier poco propensi a cambiare ora il testo. Perchè Salvini ha le elezioni in Trentino e Di Maio il raduno grillino a Roma.
IL BOTTO
Ma mai come stavolta il problema di Bruxelles non è tanto, o non solo, la violazione dei parametri Ue, quanto i rumor di una speculazione pronta ad abbattesi sull'Italia e, quindi, sull'euro. Ieri lo spread ha sfiorato quota 330. Altri venti punti e si arriva alla soglia oltre la quale i fondi americani escono dall'investimento in titoli di stato italiani. Il pericolo che si inneschi una reazione a cascata è fortissimo. Non a caso ieri il presidente della Bce Mario Draghi, nel corso dell'Eurosummit, ha avvertito dei rischi che si corrono sui mercati: «Mettere in discussione le regole nella Ue può portare ad un peggioramento delle condizioni nel settore finanziario e quindi danneggiare la crescita». «Le regole - ha anche aggiunto Draghi, come riportato da Bloomberg - devono essere rispettate nell'interesse di tutte le parti, specialmente dei più deboli».
La montagna di debito pubblico che supera il 130% del Pil - e che la Commissione ricorda nella lettera - rappresenta la bomba alla quale mancava per esplodere solo l'innesco che invece la manovra del governo giallo-verde ha costruito. Con le attuali previsioni l'Italia è fuori dalla regola sul debito. Una bocciatura secca e attesa che si basa soprattutto su due numerini: il 2,4% del rapporto deficit pil, rispetto allo 0,8% promesso e quell'1,5% di deficit in più destinato ad aumentare il debito. Anche se la manovra ancora non si conosce nel dettaglio e Di Maio si confonde tra le bozze, la volontà espressa dal governo e ribadita ieri dal premier Conte è chiara: sforare i parametri, fare più debito senza avere alcuna certezza sulla crescita. I conti non tornano per la Commissione come non tornano per Bankitalia, l'Istat, la Corte dei Conti e persino per l'ufficio parlamentare di bilancio che non ha vidimato le suggestioni pentastellate.
La bocciatura definitiva potrebbe arrivare a fine mese qualora la Commissione non dovesse considerare sufficienti i chiarimenti del ministro Tria e le correzioni che potrebbero essere fatte dalla prossima settimane e dopo il consiglio dei ministri di domani che dovrebbe prendere di nuovo in mano il decreto fiscale. Ieri sera, al termine dell'incontro con Moscovici, Tria ha mostrato di non avere margini per correggere la manovra. L'obiettivo del ministro è quello di «far conoscere meglio alla commissione le riforme strutturali che porteremo avanti con la legge di bilancio e quindi di poter avvicinare speriamo le nostre posizioni». Secca la reazione di Moscovici che giudica «irrealistiche le stime di crescita» e po spiega ai due vicepremier che la Commissione resta in carica sino al 2019, e «quindi valuterò anche prossima manovra».
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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