L'INCHIESTA
ROMA L'hanno stuprata e uccisa al culmine di un gioco perverso, crudele,

Venerdì 26 Ottobre 2018
L'INCHIESTA
ROMA L'hanno stuprata e uccisa al culmine di un gioco perverso, crudele, letale. «Per divertimento» e «con crudeltà», sostengono il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza nel decreto con cui hanno chiesto la convalida del fermo per i tre stranieri accusati della violenza sessuale di gruppo e dell'omicidio di Desirée Mariottini, 16 anni, morta dopo un'agonia durata dodici ore. Un omicidio che, per la Procura, è pluriaggravato. Il branco, composto da almeno quattro persone, ha agito per «motivi abietti», dopo avere ridotto la minore in uno stato di incoscienza per le droghe che a turno le avevano somministrato. Desirée è stata stuprata più volte, mentre era incapace di difendersi. Per l'accusa, gli aggressori sapevano che il mix di stupefacenti avrebbe potuto uccidere quella ragazzina. Non solo hanno accettato il rischio, ma quando si sono resi conto che, dopo ore di sevizie, la sedicenne stava collassando, hanno continuato con le violenze. Poi, la hanno lasciata morire, abbandonando il suo corpo nudo in un letto sudicio, in una stanza dello stabile abbandonato - e diventato un covo di pusher e sbandati - in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo. Gli inquirenti hanno già identificato il quarto componente del branco, che nei giorni scorsi è stato visto vicino a Foggia. Sul registro degli indagati, però, verranno aggiunti altri nomi: stando alle dichiarazioni di un testimone, gli aggressori potrebbero essere sei o sette. Al vaglio della Procura, anche altre posizioni: potrebbe rischiare la contestazione di omissione di soccorso chi era presente quella notte e non ha cercato di salvare Desirée. I tre fermati sono i senegalesi Gara Mamadou, 26 anni, e Minteh Brian, 43 anni, e Alinno Chima, nigeriano di 46 anni. Domani verranno interrogati dal gip, che deciderà se confermare o meno la custodia in carcere.
LE ULTIME ORE
Per identificare gli indagati sono state fondamentali le testimonianze raccolte dagli agenti della Squadra mobile diretti da Luigi Silipo. In tutto, gli inquirenti hanno ascoltato dieci persone; le ultime due sono state portate in questura ieri sera: una è l'amica che era insieme a lei nell'ultima notte. Tutte hanno visto Desirée la sera dell'omicidio. Molte erano insieme a lei, dentro allo stabile occupato. Grazie alle loro parole sono state ricostruite le ultime dodici ore di vita - e di agonia - della ragazzina.
La notte è quella tra giovedì e venerdì della scorsa settimana. Desirée - è l'ipotesi dei pm - frequentava lo stabile abbandonato da una quindicina di giorni. Comprava droga, il sospetto è che lo facesse anche in cambio di rapporti sessuali. Aveva già visto gli uomini che le hanno teso una trappola mortale e aveva mentito alla nonna, dicendo che quella notte avrebbe dormito da un'amica. Un ragazzo ha raccontato di avere incontrato la sedicenne «tra le tre e mezza e le quattro del mattino di mercoledì, a San Lorenzo». Sostiene di averla salutata «in via dei Lucani, proprio là davanti allo stabile abbandonato». Per la Procura, anche giovedì la ragazzina era all'interno del palazzo già nel primo pomeriggio. Uno dei presenti ha detto di avere cercato di rianimare la sedicenne «quando era cianotica».
«IO C'ERO»
Quello che i pm considerano un supertestimone - un ragazzo senegalese - avrebbe dichiarato: «Io c'ero. In quella stanza c'era una ragazza che urlava. L'ho guardata, ho visto che c'era un'altra ragazza nel letto: le avevano messo una coperta fino alla testa, si vedevano i capelli. Sembrava già morta, l'altra ragazza urlava che l'avevano drogata e violentata almeno in quattro». Un altro teste sostiene che «Desirée era per terra e aveva attorno 7 o 8 persone. Le davano dell'acqua per farla riprendere. Verso l'una qualcuno chiamò i soccorsi. Quel giorno l'ho vista da sola. Mi ha detto che non voleva tornare a casa». Fondamentali le dichiarazioni di due ragazze. «Si era presa il tranquirit, aveva fumato crack e si era fatta di eroina. Quelli le hanno dato la roba per indebolirla, lasciarla indifesa e approfittarne - ha racconta una tossicodipendente di origine slava appena uscita dalla Questura - l'ho vista viva fino all'1.30». C'è poi Giovanna, l'amica di Desirée che ha detto di essere uscita a cercare la polizia: «Ero andata lì per prendermi un caffè, l'ho trovata morta, coperta. Ma quelli sono delle belve, avevano aggredito anche noi altre volte». Un'altra amica ancora, di colore, ha detto di avere visto «Desireè quando era già morta, nuda. Io l'ho rivestita perché mi faceva pena». Nasco, sudamericano, pure lui sentito dalla Polizia ha urlato: «Due so chi sono. Ma io non c'ero in quel momento, l'avevo vista prima dello stupro, Desirée, e mi aveva raccontato che era scappata di casa». Il resto, sono altri dettagli di cronaca nera: una chiamata anonima al 118, i paramedici che non riescono ad entrare nello stabile abbandonato. L'arrivo dei vigili del fuoco e la scoperta del corpo di Desirée, abbandonato e ormai senza vita.
Michela Allegri
Alessia Marani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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