Conte rassicura le Regioni: autonomia, risorse invariate

Venerdì 22 Febbraio 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA Di buon mattino il ministro Erika Stefani in commissione, nel primo pomeriggio il premier Giuseppe Conte in aula. Puntata doppia ieri della telenovela sull'autonomia, una serie che promette di continuare ancora: «Non c'è l'accordo, i nodi da sciogliere sono numerosi», ha confidato lei, in sede di bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale; «Questo passaggio ci occuperà nei prossimi giorni, settimane, mesi», ha confermato lui, durante il question time del Senato. Le rassicurazioni del Governo gialloverde sulla coesione nazionale e sul coinvolgimento parlamentare non hanno convinto il centrosinistra, ma in serata fonti di Palazzo Chigi hanno puntualizzato che quella del presidente del Consiglio «non è stata affatto una frenata» e la stessa titolare degli Affari Regionali ha precisato che «il percorso ormai è tracciato e non si può tornare indietro».
IN SALITA
Tutti vogliono l'autonomia: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sono gli arieti di una spinta che interessa anche Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Marche e la pur polemica Campania («Il 7 marzo incontrerò il presidente De Luca», ha annunciato il ministro Stefani). Ma per gli apripista la strada è lunga. Ha ammesso la leghista: «I testi non ci sono perché l'intesa non c'è. I testi che stanno circolando sono spesso errati, ci sono bozze che tali sono. La parte ambientale della Sanità non è definita, sui Beni culturali non vi è l'accordo, sull'Istruzione c'è molto da decidere». Ha ribadito Conte: «L'esecutivo sta completando un'intensa e complessa attività istruttoria e di negoziazione».
LE RISORSE
Rispondendo all'interrogazione di Liberi e Uguali, il presidente del Consiglio ha poi affrontato il nodo delle risorse, con toni distensivi: «Per quanto riguarda la richiesta di definire preventivamente i Livelli essenziali delle prestazioni, informo che le bozze di intesa richiamano al loro interno sia i fabbisogni standard, sia i Lep. La definizione dei fabbisogni standard non riguarda la spesa per l'esercizio delle funzioni delle Regioni, bensì la spesa sostenuta dallo Stato nelle regioni per le funzioni oggi in capo allo stesso». Precisazione significativa: «Si tratterà di fabbisogni su indicatori comuni a tutte le Regioni e saranno definiti da un Comitato paritetico composto da rappresentanti delle Regioni e dello Stato, rispondendo a criteri unitari per l'erogazione dei servizi in ogni angolo del Paese. Non è previsto in alcun modo il riferimento ad indicatori collegati all'introito fiscale». Ma come avverrà il trasferimento dei soldi? Quattro i punti illustrati da Conte. 1) «In base al costo storico, cioè verrà individuato quanto lo Stato spende sul territorio della Regione interessata per la specifica materia da trasferire. La determinazione del costo sarà individuata da un'apposita commissione paritetica Stato-Regione». 2) «Il costo così individuato sarà trasformato in parte di compartecipazione sui tributi erariali e stabilito con decreto del presidente del Consiglio, sul quale saranno coinvolte le commissioni parlamentari competenti e la conferenza unificata». 3) «Le risorse finanziarie allocate dallo Stato nelle altre Regioni rimarranno invariate». 4) «Entro un anno dall'emanazione dei decreti dovranno essere individuati i fabbisogni standard delle competenze statali nelle singole regioni: tutte, non solo quelle che hanno chiesto l'autonomia differenziata. A tal fine sarà costituito un apposito comitato paritetico Stato-Regioni, composto da rappresentanti delle amministrazioni statali e rappresentanti di tutte le Regioni a statuto ordinario».
LE CAMERE
Quanto al ruolo del Parlamento, il premier Conte ha garantito che sarà «necessariamente e doverosamente coinvolto». Come e quando? «È prerogativa dei presidenti di Camera e Senato ha risposto da parte sua il ministro Stefani decidere la emendabilità. Il confronto col Parlamento deve esserci, come strutturarlo lo decide il Parlamento stesso».
LE REAZIONI
Insoddisfatto il deputato Roger De Menech: «Quando ho chiesto a che punto siamo nella definizione dei Lep e dei relativi costi standard, il ministro ha glissato. Come ha evitato di rispondere direttamente alle mie domande su residuo fiscale e nove decimi. Dopo venti e passa anni di propaganda leghista e di fake news finalmente si scoprono le carte». Critico anche il consigliere regionale Graziano Azzalin: «La bolla propagandistica di Zaia si sta sgonfiando: tempi lunghi, Parlamento coinvolto e niente 9/10 sul modello di Trento e Bolzano. È una sconfitta assoluta per il governatore e la Lega che avevano promesso mari e monti nella loro martellante campagna referendaria».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci