Occupazione, Pordenone maglia nera

Domenica 25 Novembre 2018
Occupazione, Pordenone maglia nera
L'OCCUPAZIONE
PORDENONE Se su alcuni fronti il sistema economico-produttivo del Friuli occidentale si mostra decisamente più dinamico rispetto ad altre aree regionali sul versante dell'occupazione è il territorio che arranca di più. E ciò che più preoccupa è che l'economia pordenonese non è solo quella che fatica di più a recuperare posti di lavoro in regione Friuli Venezia Giulia: rispetto al periodo precedente la grande crisi Pordenone è la provincia che recupera di meno nell'intero Nordest.
I DATI
Il confronto dai dati legati all'occupazione regionale tra il 2008 a il 2017 vede ancora un gap di oltre 6.500 lavoratori. Ma mentre i sistemi economici dei territori di Gorizia e Trieste hanno già recuperato i valori pre-crisi (le variazioni nel decennio sono state rispettivamente pari a +2,1 per cento e del 5 per cento) le provincie di Udine e Pordenone non hanno ancora raggiunto il segno più. L'economia udinese è messa comunque meglio essendo sotto di circa 4 punti percentuali. È infatti Pordenone a registrare il divario più negativo di 5,4 per cento: la maggioranza di quei 6.500 lavoratori dipendenti da recuperare pesano su Pordenone. Le altre aree del Nordest evidenziano invece tutti incrementi particolari, con la perfomance migliore del 9,5 per cento di occupazione in più rispetto al periodo pre-recessione che spetta all'Alto Adige. Bene anche le province venete che complessivamente fanno quasi un più 2 per cento. Il Friuli occidentale registra, dunque, il risultato peggiore anche rispetto al dato medio nazionale che è del più 2,4 per cento.
LA DIFFICOLTÀ
I numeri - emersi da una rielaborazione di alcuni dati Inps redatta dal ricercatore dell'Ires Fvg Alessandro Russo - fanno emergere un elemento debole del sistema manifatturiero pordenonese: vi è la conferma che il territorio a ovest del Tagliamento è stato quello che ha sofferto di più in quanto più pesantemente colpito dalla crisi quasi decennale del manifatturiero. Una spiegazione è anche dovuta al fato che - per esempio rispetto a Udine o a Treviso - l'assetto produttivo pordenonese è più concentrato su due o tre settori che restano portanti mentre le economie confinanti sono maggiormente diversificate. Forse anche per questo nel pordenonese si registra una maggiore lentezza nella creazione di nuovi - ed evoluti in senso digitale - posti di lavoro. Un dato che fa il paio con la maggiore necessità - da qui a prossimi cinque anni ne serviranno oltre settemila - tecnici per le imprese locali.
IMPIEGATI
Analizzando altri dati della ricerca regionale si scopre poi che la fascia di età che ha sofferto di più nel periodo di crisi è quella inferiore ai 25 anni: in regione in dieci anni si sono persi quasi ottomila lavoratori (-32%) del settore privato under25. Anche nella fascia di età 25-34 anni si sono persi oltre 24 mila addetti con una variazione percentuale di -30% in dieci anni. La crisi ha complessivamente bruciato molti più posti di operai che di impiegati. In termini di qualifiche dei lavoratori la perdita occupazionale si è concentrata soprattutto tra gli operai, ossia tra coloro che hanno mansioni strettamente produttive, e gli apprendisti (un terzo in meno). Al contrario sono aumentati gli impiegati e i quadri: mentre i colletti bianchi sono aumentati rispetto al pre-crisi del 4,5 per cento, i quadri hanno visto un incremento del 17,8 per cento. Nel complesso, dunque, l'impatto negativo della recessione nelle fabbriche ha colpito la generazione più giovane: tra gli under-45 uno su quattro è stato espulso dal sistema produttivo.
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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