Nuova Provincia, il nodo dipendenti

Domenica 20 Gennaio 2019
Nuova Provincia, il nodo dipendenti
LA RIFORMA
PORDENONE Ritorno delle Province, sull'ipotesi di riforma degli enti locali di cui ha cominciato a parlare la giunta Fedriga spuntano i primi dubbi. A sollevarli sono sia alcuni sindaci che alcune categorie produttive. Bisognerà capire esattamente quanto - e come - la Regione sarà disposta a disfarsi delle competenze che ha acquisito negli ultimi tre anni spolpando le stesse Province che si sono abolite.
IL NODO PERSONALE
«Quello che fin qui si è sentito - sottolinea Markus Maurmair, sindaco di Valvasone Arzene, protagonista di un caso virtuoso in regione visto che rappresenta una unificazione riuscita di due municipi che sta producendo risparmi ed efficienze dei servizi - non mi pare risolva il vero nodo dei Comuni. Sono proprio i municipi gli enti maggiormente penalizzati in questa stagione politica-istituzionale: sono alle prese con una grave carenza di personale e non riescono a garantire i servi ai propri cittadini». Per il sindaco, che rappresenta anche il movimento regionale Patto per l'Autonomia, «la vera questione sarà capire come la Regione intenderà trasferire le competenze che si era portata a casa nel corso degli ultimi anni, da quando cioé le Province sono state eliminate. La competenza sulle strade è passata a Fvg Strade. Tutte le competenze sull'ambiente sono finite agli uffici regionali. Anche le politiche per il lavoro e i centri per l'impiego, che a Pordenone erano diventati una sorta di eccellenza nazionale sono transitati a Trieste già tre anni fa. Così vale per la cultura. Ecco, mi chiedo: quanto la Regione sarà ora disposta a tornare al territorio? E poi il personale: la grande maggioranza degli addetti dell'ex Provincia è passata alla Regione, sono una minima parte alle Uti. Ecco perché - aggiunge Maurmair - la futura Provincia dovrebbe assumere tutto personale nuovo. Ecco da cosa derivano alcuni nostri dubbi: tra il ritorno tout-cout alle vecchie Province e le Uti, meglio una terza via che privilegia il sostegno ai Comuni e alle loro associazioni».
ASSOCIAZIONI
Nel mondo delle associazioni - in particolare sportive e culturali - l'ipotesi del ritorno alla Provincia viene vista con favore. In particolare perché nell'ultimo biennio la galassia dell'associazionismo e del volontariato aveva fatto enormi sforzi per poter mantenere i finanziamenti legati alle attività svolte sul territorio. «C'è un mondo - come spiega l'assessore comunale allo Sport, Walter De Bortoli che ha tentato in questi anni di fare da collante con la Regione - che ha sofferto della mancanza dell'ente intermedio. Che è necessario per la gestione di ambiti ed eventi sovracomunali, si pensi per esempio alle sette palestre della città frequentate da studenti dall'intera provincia, che il Comune da solo non può gestire. Perciò ribadiamo la necessità di un ente di area vasta». Anche Silvano Pascolo, presidente di Confartigianto, saluta con favore il ritorno dell'ente territoriale: «Ma - avverte - bisogna stare molto attenti a come lo si fa. Lo statuto regionale non prevede più le Province. Non può però esistere una Regione senza Province, quando tutte le Regioni in Italia le hanno mantenute. Ma devono avere un ruolo preciso. Se vengono ripristinate lo si faccia in modo che tra un anno la Consulta non bocci la riforma. Le imprese non hanno certo bisogno di incertezze, le incertezze e la mancanza di riferimenti precisi, come uffici ed enti, rappresentano per noi un costo».
D.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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