IL PROCESSO
PORDENONE Sedici anni di maltrattamenti, botte, minacce e mobili

Mercoledì 24 Gennaio 2018
IL PROCESSO
PORDENONE Sedici anni di maltrattamenti, botte, minacce e mobili sfasciati durante gli scatti d'ira. Lo scorso agosto le danneggiò auto e abitazione minacciandola di morte. E a quel punto la Procura chiese e ottenne una misura cautelare in carcere che è tuttora in vigore. Ieri, condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione nell'udienza preliminare del gup Eugenio Pergola (pm Marco Brusegan), un 45enne pordenonese è uscito dal Tribunale sostenuto dalle guardie penitenziarie e con le guance rigate dalle lacrime. È stato processato con rito abbreviato (ottenendo lo sconto di un terzo della pena) per maltrattamenti in famiglia aggravati dal fatto che tormentava la moglie in stato di ubriachezza abituale e sotto l'effetto di marijuana. A difenderlo c'era l'avvocato Luciano Rizzo. L'allora consorte si era invece costituita parte civile con l'avvocato Daniela Pegoraro, che ha ottenuto un risarcimento di 35 mila euro per i danni patrimoniali e di 20 mila per quelli morali.
I maltrattamenti sono stati commessi nella Bassa pordenonese, dove la coppia risiedeva, e in provincia di Treviso, dove avevano un'attività. Frasi come «ti ammazzo» o «ti brucio la casa» erano frequenti, così come gli insulti. Spesso l'uomo passava dalle parole ai fatti strattonando la moglie, tirandole i capelli e percuotendola. In un'occasione le danneggiò la macchina versando nel serbatoio dello zucchero. La situazione si è aggravata dopo la richiesta di separazione da parte della vittima. «Te la farò pagare, non ho nulla da perdere», era stata la minaccia.
A giugno 2017 sono cominciati gli episodi più gravi. Lui la assillava tempestandola di telefonate e minacciandola di morte. A luglio si appostò in prossimità del garage di casa impedendole di uscire con la macchina e ad agosto entrò in azione danneggiandola l'abitazione. La Procura, di fronte a prove così evidenti, a ottobre aveva chiesto il giudizio immediato. La difesa ha scelto di discutere il processo sugli atti d'indagine e ieri è stata emessa la sentenza di condanna.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci