IL PROCESSO
PORDENONE Saccheggiavano cavi di rame e materiale elettrico in cantieri

Venerdì 20 Aprile 2018
IL PROCESSO PORDENONE Saccheggiavano cavi di rame e materiale elettrico in cantieri
IL PROCESSO
PORDENONE Saccheggiavano cavi di rame e materiale elettrico in cantieri e aziende. Sei furti, messi a segno tra settembre 2013 e giugno 2014, ieri sono stati pesantemente puniti dal giudice Giorgio Cozzarini. A Ermir Shtjefni, 36 anni, albanese che abita a Pordenone, sono stati inflitti 3 anni e 9 mesi di reclusione per tre episodi e la ricettazione di 360 Kg. di cavi di rame. È stato invece assolto per tre furti ad Aviano, San Quirino e Sesto al Reghena. Elbarin Shtjefni (38), anche lui residente a Pordenone, è stato condannato a 3 anni e 3 mesi per quattro episodi, mentre Alexandru Costantin Radu (29) a un anno e sei mesi di reclusione. Ai due cittadini di origine albanese è stata anche revocata una precedente condizionale. Erano difesi dall'avvocato Guido Galletti. Assolti per insufficienza di prove i romeni George Zamfir (43) e Nicusor Enache (34), entrambi residenti a Pordenone e difesi dall'avvocato Antonio Favruzzo.
I FURTI
È pedinando Cristian Alexandru Cimpoiesu, un romeno attualmente latitante e già condannato nel 2017 per gli stessi fatti a 4 anni, che i carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone fermarono il gruppo. Cimpoiesu girava con autocarri presi a noleggio per non farsi intercettare dalle forze dell'ordine durante le sue scorribande. In quel periodo abitava a Zoppola e i carabinieri gli imputarono i furti di 4 mila litri di gasolio (novembre 2013) a San Giorgio della Richinvelda e a Sesto al Reghena. È seguendo le sue tracce che scoprirono i furti di rame: centinaia di metri a colpo con danni per migliaia di euro. La banda fu azzerata e a Maserada, dove veniva ricettato il rame, furono sequestrati 1.100 chilogrammi di oro rosso. Nelle rete tesa dall'Arma, coordinata dal pm Maria Grazia Zaina, finì anche George Laurentiu Tulbità, classe 1982, romeno che si è reso irreperibile.
LA DIFESA
Ermir Shtjefni ha negato coinvolgimenti, a parte un tentativo di furto e un episodio di ricettazione. «Analizzando le intercettazioni - osserva l'avvocato Galletti - il perito ha posto dubbi sull'identificazione della sua voce. Il cellulare è intestato a lui, ma glielo hanno sequestrato un anno dopo e ci sono probabilità che a usarlo in quel periodo fosse un'altra persona». La battaglia difensiva ricomincerà dall'appello, dove approderà anche la sentenza pronunciata la scorsa settimana sempre contro il 36enne albanese, condannato a un anno per intralcio alla giustizia. Un processo, quest'ultimo, originato proprio dal procedimento che si è chiuso ieri: Shtjefni aveva avvicinato l'imprenditore di Maserada a cui veniva portato il rame rubato prima che testimoniasse in aula cercando, stando all'accusa, un accordo.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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