IL LUTTO
PORDENONE Dall'alto dei suoi due metri non passava certo inosservato.

Martedì 18 Dicembre 2018
IL LUTTO PORDENONE Dall'alto dei suoi due metri non passava certo inosservato.
IL LUTTO
PORDENONE Dall'alto dei suoi due metri non passava certo inosservato. Eppure sarà proprio la sua assenza che più colpirà i tanti pordenonesi e sanquirinesi che in Daniele Pellegrin D'Olivo (nella foto) avevano trovato un amico. Se n'è andato in sordina, tradito dal cuore - almeno secondo le prime ricostruzioni -, il gigante buono conosciuto anche come Dudù. La notizia della sua morte ha lasciato increduli i tanti che lo avevano conosciuto. A San Quirino, paese d'origine della famiglia, si terrà il funerale, durante il quale lo saluteranno la sorella Annamaria, la figlia Beatrice, la nipote Corrina, l'ex moglie Anna, e gli amici. Daniele Pellegrin D'Olivo era nato il 30 giugno del 1960 in Canada da emigranti sanquirinesi; a 16 anni era tornato in Italia con la sorella, andando a vivere nella grande casa colonica di famiglia a San Quirino, dove Daniele è rimasto fino a quando si è trasferito a Pordenone, quando si è sposato. Con l'ex moglie Anna ha avuto una figlia, Beatrice. Forse tradito dal cuore come il fratello, morto l'estate scorsa. Così anche Daniele, che nella notte tra domenica e lunedì si è spento nel suo appartamento di largo Cervignano. Quando la notizia ieri ha iniziato a diffondersi, ha lasciato attoniti i tanti amici, conoscenti e parenti. Era dotato di «un'intelligenza vivace, gli piaceva studiare, sapere le cose», lo ricorda un'amica. La sua voce era tonante, Daniele ha cantato in diversi cori classici e sacri, tra cui il Coro Fvg, il Sant'Antonio Abate di Cordenons. Il gigante buono ha contribuito anche alla storia del basket pordenonese: con la Postalmobili ottenne nel 1979 il secondo posto italiano nella categoria Juniores. Ha fatto poi parte degli Amici del basket. «Esuberante, estroverso, un omaccione di due metri, un pezzo di pane», lo ricorda Dario Darduin, in rappresentanza della squadra. «Un uomo stupendo, che amava il divertimento, e a cui era impossibile non volere bene», dice Corrado Della Mattia, ex sindaco sanquirinese. A ricordarlo sono anche i colleghi della Fazioli, fabbrica di pianoforti di Sacile: «Non erano solo la statura e la corporatura a renderlo una presenza rassicurante. La sua autorevolezza era dovuta al suo acume, al senso dell'ironia, alla schiettezza. Persino i rivenditori stranieri e i loro clienti non potevano non notarlo per la passione che trasmetteva». Ed è proprio Paolo Fazioli ad annunciare: «La fabbrica chiuderà per lutto per permettere a tutti di essere al funerale».
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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