«Siamo al record per consumo di suolo e Padova est non aiuta»

Giovedì 19 Luglio 2018
«Siamo al record per consumo di suolo e Padova est non aiuta»
LEGAMBIENTE
PADOVA «Padova è maglia nera per il consumo. Ma la nuova legge regionale che detta regola più stringenti ai comuni prevede una deroga per edifici pubblici come l'ospedale». In effetti Sandro Ginestri, di Legambiente pone un problema veritiero. L'impatto del nuovo policlinico a Padova est sconvolgerà un intero quadrante. Basti pensare alla superficie, 520mila metri quadrati, sei volte la fiera. Una preoccupazione che era stata fatta propria anche da Coalizione (da sempre favorevole alla ristrutturazione del Giustinianeo) che in consiglio comunale insieme ai lorenzoniani avevano chiesto e ottenuto una sorta di compensazione per il cemento speso su quest'area, ovvero il drastico ridimensionamento di nuove costruzioni.
Ma stiamo ancora aspettando la nuova pianificazione comunale promessa in campagna elettorale e che, alla luce della legge 14 del 2017 della Regione, dovrebbe far scendere gli ettari consumabili da 650 a 39.
Però è una riflessione da imporre al dibattito, perché, come nota Legambiente ,la sostituzione di aree naturali e agricole con asfalto e cemento, edifici e fabbricati, insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, anche attraverso l'espansione di aree urbane, spesso a bassa densità, a Padova va di moda.
«La copertura del suolo raggiunta nel 2017 è del 7% a livello nazionale, sale al 12% in Veneto, al 19% in Provincia di Padova e addirittura al 49% nel Comune di Padova. Davvero un triste primato per il nostro territorio» commenta Ginestri. «Il Comune e la Provincia di Padova sono quelli con la più alta percentuale di suolo consumato del Veneto, che a sua volta è la seconda regione più cementificata d'Italia e quella che ha registrato l'incremento maggiore di consumo tra il 2016 e il 2017».
Legambiente ricorda come le alte percentuali di territorio consumato e l'urbanizzazione diffusa che caratterizza negativamente Padova a livello nazionale, abbiano come principali conseguenze la frammentazione degli habitat naturali, la perdita di terreni agricoli, oltre l'aumento del rischio di inondazioni dovuto alle superfici impermeabili e l'aumento delle isole di calore.
«Il freno alla cementificazione previsto con la nuova legge regionale è dunque più che mai necessario e, nonostante le sue lacune, può trasformarsi in un'opportunità di rilancio dello sviluppo sostenibile» osserva Ginestri. «Pensiamo alla rigenerazione degli edifici esistenti, a partire dai grandi complessi come le ex caserme. La Romagnoli a Chiesanuova ai suoi terreni agricoli adiacenti a nord e a sud di via Pelosa, minacciati da nuove urbanizzazioni mentre la caserma marcisce. Fino ad arrivare alle migliaia di appartamenti sfitti nelle nostre città. O ancora alla valorizzazione di quel che resta della rete ecologica per cui, assieme ad altre 40 sigle cittadine, abbiamo lanciato un appello per una radicale revisione della pianificazione urbanistica che abbia tra i suoi obbiettivi la formazione del Parco agropaesaggistico metropolitano che faccia leva sulla ricchezza e la bellezza delle risorse agricole, paesaggistiche e culturali del territorio».
M.G.
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