Rinascente, la storia si chiude con una beffa

Lunedì 18 Febbraio 2019
IL CASO
PADOVA Alle sei del pomeriggio marito e moglie fissano immobili quel piccolo cartello bianco affisso sulla vetrata: «Il negozio Rinascente è chiuso. Per qualsiasi informazione vi invitiamo a visitare il sito internet e a contattare l'ufficio clienti.
«Ma come? L'ultimo giorno non doveva essere domenica?». Già, doveva. Il grande magazzino in Piazza Garibaldi ha chiuso in silenzio sabato sera, con un giorno di anticipo rispetto agli annunci. Se i clienti sono quantomeno perplessi, le lavoratrici sono decisamente deluse. «Gli accordi prevedevano che avremmo lavorato. Ora speriamo proprio che questo giorno ci venga pagato». Alla base della decisione dei vertici potrebbe esserci una pura scelta economica: visto che ormai quasi tutto era stato venduto (anzi, svenduto), tenere aperto anche ieri avrebbe comportato un costo senza adeguati ricavi. Al di là di quest'ultima amara pagina, però, resta la notizia di fondo: il magazzino Rinascente, che il prossimo 2 novembre avrebbe festeggiato 20 anni di attività in centro a Padova, ha chiuso definitivamente i battenti per un calcolo puramente economico del gruppo proprietario, il thailandese Central Retail Corporation.
DISOCCUPATE
Da oggi sono senza occupazione 38 dipendenti e un'altra quarantina di persone che lavoravano con una formula indiretta (da chi gestiva al bar a chi si occupava delle pulizie, fino agli addetti alla vigilanza). A novembre erano stati informati della chiusura, fino all'ultimo hanno sperato in un dietrofront della proprietà. Ora mescolano lacrime, rabbia e ricordi. «Abbiamo pianto, certo, perché nessuna se ne voleva andare da qui» racconta Marta Schiavo. Nel 1999 era presente all'apertura e ora guarda sconsolata la serranda abbassata. «Ora rimaniamo tutte a piedi, ma ci daremo da fare - assicura -. A cinquant'anni non puoi permetterti di stare ad aspettare. La vita va avanti e io mi rimboccherò le maniche cercando subito qualcos'altro. E, come me, tutte le colleghe».
L'ULTIMA COMUNICAZIONE
La chiusura era previsto originariamente per venerdì 15, poi era stata posticipata a domenica 17 proprio per tenere aperto anche l'intero weekend. Ma alla fine sabato sera, con 24 ore di anticipo, è arrivata la fredda comunicazione alle lavoratrici. Alcune sono state avvisate a voce, altre al telefono. Saluti, ringraziamenti e game over.
«Una chiusura condotta in questo modo rappresenta certamente una perdita di stile, peccato - scuote la testa Marta Schiavo -. Io avevo già terminato la mia storia qui venerdì, ma le colleghe che dovevano lavorare ieri? Verrà pagata o meno la giornata di domenica? Il timore è che senza timbratura non ci sia un pagamento». La sindacalista Marquidas Moccia della Cgil non vuol proprio prendere in considerazione questa ulteriore beffa: «Se gli accordi prevedono che l'ultimo giorno di lavoro sia il 17, quel giorno deve essere pagato».
L'ASSALTO FINALE
Negli ultimi giorni la Rinascente ha proposto svendite fino al 70%: è andato quasi tutto a ruba, a partire dagli occhiali firmati. Erano rimaste solamente magliette, pantaloni e poco altro. Chiusa definitivamente una storia, tra pochi mesi dovrà aprirsene un'altra. Lo storico edificio è di proprietà della famiglia Tabacchi che intende demolire i quattro piani interni e rinnovare il complesso, per poi consegnarlo entro fine anno ai nuovi marchi (sicuramente saranno più di uno) che entreranno nello stabile.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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