Non c'è la fossa: la sepoltura tarda di un'ora

Domenica 23 Settembre 2018
Non c'è la fossa: la sepoltura tarda di un'ora
IL CASO
PADOVA «Come se non bastasse il dolore provocato dalla morte di un figlio, ci si mette pure la sensazione di essere presi in giro. Siamo arrabbiati e amareggiati». Marino Giolo parla con un filo di voce, ma il suo tono è molto deciso. Ieri mattina ha vissuto il momento più triste che un padre possa vivere, quello del funerale del suo giovane figlio, e poi si è imbattuto in un contrattempo che non si sarebbe mai aspettato: «Siamo stati trequarti d'ora in cimitero ad attendere che arrivasse l'addetto comunale per scavare la fossa e procedere alla sepoltura. Non arrivava nessuno, è stata una tristezza in un momento già tristissimo».
IL LUTTO
Marino Giolo, sessantaduenne di Tombelle di Saonara, è il padre di Luca, morto martedì scorso a 31 anni per una lunga serie di problemi cardiaci. Il giovane aveva subìto un delicato intervento lo scorso 27 agosto, era stato ricoverato alcune settimane e poi negli ultimi giorni alcune complicanze gli sono state fatali. Sei ricoveri in sette mesi non sono bastati per salvare la vita a questo ragazzo diplomato in Agraria all'istituto tecnico San Benedetto da Norcia di Padova e poi impegnato prima al Comune di Saonara e poi in un'azienda di Fossò. «Le abbiamo provate tutte e lui ha lottato con tutte le sue forze - racconta il padre, al termine di una serata tanto triste quanto difficile - ma non c'è stato nulla da fare. Aveva un grande sorriso: lo ricorderemo con quello».
IL DISGUIDO
Al dolore, però, si somma anche la rabbia. «Abbiamo celebrato il funerale a Saonara, nella nostra comunità, con i parenti e con i tanti amici che volevano bene a Luca - spiega il padre -. Poi ci siamo spostati a Padova per la sepoltura, al cimitero di Camin. Con noi c'erano ovviamente gli addetti del servizio di onoranze funebri, di Cadoneghe. Quando siamo arrivati al cimitero, non abbiamo trovato nessun addetto dei servizi cimiteriali del Comune. La bara era ferma lì e noi non potevamo far altro che attendere».
«Eravamo increduli - prosegue il padre del ragazzo -, mai avremmo pensato di trovarci in una situazione simile. Non c'era nessuno che potesse preparare lo spazio nella terra per accogliere il nostro caro. Gli uomini delle pompe funebri hanno chiamato l'ufficio predisposto del Comune e la risposta è stata che gli addetti hanno avuto un guasto all'auto in tangenziale. Per molti minuti però nessuno ci ha detto niente. È mancato il rispetto».
Luisa Morbiato
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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