Meno chilometri e auto fantasma: le 106 vittime pagano 2 milioni

Venerdì 22 Marzo 2019
FIAMME GIALLE
PADOVA Le auto di lusso venivano «schilometrate» attraverso l'impiego di appositi software in un'autofficina padovana, la Casa del contachilometri di via ca' Stabile. Alcune erano state ringiovanite addirittura quattro volte rispetto alla reale percorrenza. E poi venivano rivendute, anche evadendo l'Iva tra gli altri anche dal salone Autopiù di via Bezzecca. A rimanere gabbati il Fisco e centinaia di acquirenti che compravano una macchina a un valore superiore rispetto a quello reale. Sempre, poi, che riuscissero a venirne in possesso e non rimanessero truffati, visto che i titolari di Autopiù sono anche accusati di aver raggirato 106 persone: Stefano Miozzi e Paolo Casula Joan, amministratore delegato della società - fallita a maggio scorso - e il suo collaboratore, si sono fatti dare dai clienti l'acconto per l'acquisto delle auto per un totale di 2 milioni di euro, e poi sono fuggiti. entrambi sono indagati per associazione a delinquere, falso e truffa in concorso. Per il primo è stata predisposta la misura cautelare dell'obbligo di dimora, a Nettuno, sua attuale residenza. Nei guai pure il tecnico della Casa del contachilometri, che riusciva a ridurre la reale percorrenza delle auto in vendita: anche Lucio Rebecca, 59 anni di Vigodarzere, è indagato per associazione a delinquere e i suoi beni sono stati sottoposti a sequestro preventivo. È quanto è emerso dall'operazione Cars lifting condotta dalla Guardia di Finanza di Pordenone e dalla Polizia Stradale di Udine.
L'ORGANIZZAZIONE
L'operazione nasce da un sequestro per contrabbando doganale, effettuato a Pordenone, di una «Rolls Royce Phantom II» intestata a una società con sede in Svizzera. I successivi approfondimenti investigativi hanno individuato una struttura organizzata che operava nella promozione e vendita in Italia di auto di alta gamma, attraverso noti siti internet specializzati. Le auto, inoltre, risultavano sistematicamente subire una riduzione del chilometraggio agendo sul software e sulle centraline elettroniche dei mezzi.
IL RAGGIRO
C'è chi pagato anche 20mila euro per acquistare un'auto, ma la macchina non è mai arrivata e i titolari del salone Auto Più di via Bezzecca hanno fatto perdere le proprie tracce. Una quarantina dei truffati aveva presentato denuncia ai carabinieri di Padova Principale, ma le vittime sono in realtà 106. Miozzi e Casula Joan, entrambi laziali e incensurati, mettevano in vendita auto d'importazione sul portale Auto Scout con prezzi imbattibili. I due chiedevano un acconto per trasportare la macchina in Italia dalla Germania. Il saldo, invece, doveva arrivare al momento della immatricolazione (che in realtà non era mai avvenuta). I tempi di consegna, per una scusa o per un'altra, si allungavano sempre di più, così qualcuno ha iniziato a insospettirsi. C'è chi ha sborsato 9 mila euro per un'Audi Q5, chi 13mila per una Bmw, 15 per la Sportage e chi 22.500 per una Jeep Compass, come ha fatto Giuseppe Patalfi, che racconta: «Prima ho pagato la caparra, il 20%, poi l'intero saldo. L'auto doveva arrivare dopo 8 giorni, poi Miozzi non mi ha più risposto. Gli annunci sul portale Autoscout sono stati visibili per mesi».
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci