L'INTERVISTA
PADOVA La percentuale da cui parte è un +7% rispetto all'anno

Giovedì 15 Novembre 2018
L'INTERVISTA
PADOVA La percentuale da cui parte è un +7% rispetto all'anno scorso. Che, tradotto in introiti, significa 2 milioni e 189mila euro di incassi dalla tassa di soggiorno, a fronte dei 2 milioni e poco più registrati invece nel 2017. Le presenze dei turisti, dunque, sono in significativa salita, ma secondo Andrea Colasio, che a Palazzo Moroni ha la delega alla Cultura, i numeri possono, e devono, avere un incremento superiore. Come? Semplicemente, usando una metafora, mettendo nella vetrina che oggi non esiste, ma che va creata al più presto, tutta la merce di grande appeal che il negozio Padova tiene ancora chiusa negli scatoloni del retrobottega.
Assessore, fuori dalla similitudine, quali sono le priorità per far arrivare più ospiti a Padova?
«Fondamentale sarà avere al massimo entro 8-9 mesi un sito di destinazione turistica. Abbiamo già messo da parte le risorse e sottoscritto un accordo importante con la Regione che gratuitamente ci mette a disposizione degli applicativi. Disporre di un'Ogd, Organizzazione di gestione della destinazione turistica, cioè di un tavolo di coordinamento tra i soggetti interessati, significa mettere a frutto una strategia di comunicazione essenziale per incrementare arrivi e presenze».
Su che cosa deve puntare Padova?
«In questo momento abbiamo 716 mila arrivi l'anno e un milione e 600mila presenze, con un incremento, stimato visto che il dato dell'ultimo trimestre ancora non c'è, di quasi il 7% di queste ultime. Ogni ospite si ferma 1,7 notti come media statistica. Per configurare la nostra come città d'arte, bisogna che le permanenze notturne diventino 2, facendo quindi balzare le presenze a quota un milione e 800mila. Serve una strategia di accoglienza che oggi ancora non c'è e che va pensata per i prossimi 5 anni, mettendo Padova in competizione appunto con le altre città d'arte, come Pisa e Verona. E Organizzazione della destinazione turistica sono le parole chiave. Vorrei un sito pensato per la gente, simile a quello realizzato per il Trentino, che parte mostrando la neve in inverno e il colore delle foglie in autunno. Non un catalogo, ma proposte basate sull'offerta emozionale, con un approccio filosofico diverso rispetto a quelli avuti finora. Il Trentino vende la montagna, noi vendiamo la città d'arte, degli affari e della scienza. Inoltre, in centro dovrà esserci uno Iat per le informazioni simile a un'opera d'arte, sul modello di quelli delle città europee».
Padova come deve proporsi?
«Deve trasmettere emozioni, raccontarsi attraverso le sensazioni che suscita, perché oggi chi viene qui cerca esperenzialità. Serve la narrazione, sugli eventi culturali, sportivi, universitari, fieristiche che, come la rassegna Auto e moto d'epoca, sono calamite».
Qualche anticipazione?
«Nei prossimi mesi avremo diverse rassegne da 200 mila visitatori. Per alcune sto concludendo gli accordi. Per altre sono già pronti. Avremo, per esempio, in anteprima la mostra Cento anni di Fellini, che poi andrà a Buenos Aires e a Milano. Proporremo poi la mostra sul Novecento italiano con la Fondazione Zabarella e quella dedicata al Belzoni, realizzata con il supporto del British Museum e con il Museo Egizio di Torino. Ma pure gli altri eventi saranno di rango internazionale. Nel frattempo le tre mostre in corso, Ligabue Impressionisti e Grande Guerra, stanno registrando numeri importanti. Grazie al sindaco si è creato un clima di grande condivisione strategica, senza conflitti. La forza della nostra amministrazione è che è pragmatica, non ideologica. E Sergio è il punto di equilibro».
Qual è la sorpresa del 2018?
«L'Oratorio di San Michele, inaugurato da poco, che la gente ha scoperto. È una piccola Cappella degli Scrovegni, che sprigiona la stessa magia».
Nicoletta Cozza
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