L'ARCHITETTO
PADOVA Lo ha detto la Sovrintendenza, nel 2005. L'autostazione piazzale

Lunedì 10 Dicembre 2018
L'ARCHITETTO PADOVA Lo ha detto la Sovrintendenza, nel 2005. L'autostazione piazzale
L'ARCHITETTO
PADOVA Lo ha detto la Sovrintendenza, nel 2005. L'autostazione piazzale Boschetti riserva un notevole interesse storico artistico. Quelle palazzine erette dopo il 1890 rappresentano un esempio di urbanistica che si proietta oltre l'anello delle fortificazioni rinascimentali e supera la nozione di villino per quella di palazzo di città, oltretutto verso Venezia, la Fiera e la zona industriale. Insomma un monumento di archeologia residenziale legata allo sviluppo industriale del Novecento. Con un pizzico di creatività in stile neorinascimentale. «Una caratteristica che ci obbliga a conservarle - racconta l'architetto Lorenzo Attolico - tanto è vero che una richiesta di togliere il vincolo è stata rigetta 5 anni fa».
E adesso?
«Il nostro lavoro è conservare le testimonianze storiche e riutilizzarle senza snaturarle. Se vogliamo capire chi siamo bisogna sapere chi eravamo no? E trovare il sistema per far convivere il moderno con l'antico».
Per esempio?
«Posizionare un ristorante all'ultimo piano, sfruttando le terrazze già esistenti».
E ancora?
«Ho previsto una struttura in acciaio per saldare lo spazio vuoto fra le due palazzine. Al piano superiore esiste un piccolo anfiteatro per ascoltare musica dal vivo. È ideata per una possibile chiusura, andando a incontrare la facciata cieca della palazzina più alta».
Parliamo dell'insieme...
«Più che un parco direi che per l'estensione dovremmo chiamarlo giardino ma è un spazio fondamentale per connettere l'ambito della stazione dell'area Ifip e del Pp1 con quello del centro rappresentato storicamente dal bastione forticato verso cui guarda. Quindi ho pensato a un ponte di barche sul fiume in questo senso. Mentre nella parte a terra sotto la struttura metallica troverebbero posto attività come mercatini o ludoteche. La scala che porta al piano superiore immetterebbe su una piccola gradinata che guarda la cinta del 500 e i giardini Arena. Lassù si possono fare concerti o letture. La struttura è in acciaio o meglio in lamiera stirata forellata, fatta del 50 per cento di materia e per il resto di aria sorretta da una struttura tubolare».
E le palazzine?
«Sono vincolate ma Monti lascia qualche spazio di manovra per intervenire con piccole modifiche. C'erano uffici, magazzini e ad alcune residenze in passato. Il dettaglio interessante sono le facciate. Alcune sono decorate secondo gli stilemi neorinascimentali con modanature e fregi di sapore Liberty realizzati con tecnologie molto moderne come il cemento stampato».
I due blocchi occidentali presentano una decorazione semplificata e limitata ad eccezione dei due poggioli d'angolo della testata ed alle modanature d'architrave delle finestre del fronte posteriore, dove, in epoca successiva è stata aggiunta una loggia vetrata che al primo piano disegna un partito a bifora che mitiga il rigido schema del telaio in cemento armato. Questo recita un passaggio della relazione ministeriale che pone il vincolo.
«Le decorazioni hanno motivi che ricordano frutti e foglie» ricorda Attolico, secondo una forte tendenza al decorativismo in voga in quegli anni».
Che colore potremmo darci?
«Rosso pompeiano potrebbe essere un pigmento veritiero».
M.G.
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