Imbrattò la città di centinaia di graffiti, assolto artista di strada

Sabato 22 Settembre 2018
LA SENTENZA
PADOVA Ha voluto andare fino in fondo. Si è opposto al decreto penale di condanna rifiutando di sottoporsi ai lavori di pubblica utilità. La sua scelta processuale è stata premiata al termine di un lungo contraddittorio. Assolto per non aver commesso il fatto. Questo il verdetto pronunciato dal giudice monocratico Mara Ballarin nei confronti di Riccardo Raffin, trentenne grafico professionista oltre che notissimo tagger, con il nome d'arte di Cruise. Nel marzo di quattro anni fa la sua abitazione era stata perquisita dai carabinieri assieme a quelle di altri tre writer. Gli investigatori dell'Arma avevano sequestrato un centinaio di bombolette spray colorate e disegni raffiguranti gli schizzi delle opere d'arte riprodotte sui muri della città. Il quartetto era finito sotto inchiesta per imbrattamento di edifici, con l'accusa di aver sporcato immobili e palazzi padovani, in molti casi di interesse storico e sottoposti a vincolo della Sovrintendenza ai Beni culturali. Per Raffin e altri due artisti da strada (una quarta posizione era stata invece archiviata, ndr) erano arrivate condanne esemplari, con la benedizione di Palazzo Moroni. Per il reato di imbrattamento di edifici è prevista una pena di quattro mesi di reclusione, convertita in una sanzione pecuniaria per complessivi 30 mila euro a testa. In quanto incensurati, i pseudo artisti avrebbero avuto diritto alla sospensione condizionale della pena. Ciò avrebbe permesso loro di non sborsare una cifra da capogiro. Il giudice per le indagini preliminari Cristina Cavaggion aveva però subordinato la concessione del beneficio della sospensione condizionale al ripristino degli immobili, ovvero «all'eliminazione delle conseguenze dannose dei reati».
Riccardo Federico Cane, studente oggi 22enne, noto nell'ambiente con lo pseudonimo di Coter, e l'allora diciassettenne conosciuto con il nomignolo di Bruce, avevano optato per la misura alternativa consentita dalla legge nell'ottica di un reinserimento sociale. Si erano quindi rimboccati le maniche e avevano dato il via ad una gigantesca operazione di ripulitura dei disegni.
Raffin ha optato invece per il processo. Ed il giudice non ha potuto che accogliere la tesi difensiva, proposta dal legale Matteo Conz. Nel faldone dell'inchiesta non c'era infatti traccia di consulenze tecniche in grado di attribuire al grafico padovano la paternità di migliaia di disegni individuati dai carabinieri. Soltanto un esperto sarebbe stato in grado di affermare se almeno una parte delle circa tremila pieces attribuite dalla Procura a Raffin fosse effettivamente opera sua. Un accertamento non più possibile visto che nel frattempo i disegni sono stati cancellati. Il Comune di Padova, costituito parte civile per decisione dell'allora sindaco Massimo Bitonci, rimarrà a bocca asciutta.
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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