I MEDICI
PADOVA «Bene, ma si è discusso sempre e solo di mura, che

Giovedì 19 Luglio 2018
I MEDICI
PADOVA «Bene, ma si è discusso sempre e solo di mura, che sono fondamentali per carità ma c'è ben altro». A parlare è il presidente dei primari ospedalieri (Anpo) dell'Azienda ospedaliera, Giampiero Avruscio, che argomenta: «Il discorso su cui ragionare, e spero che il Piano socio-sanitario ne tenga debitamente conto, dovrebbe essere incentrato sui percorsi diagnostico-terapeutici dei pazienti. Il fatto di dire qui facciamo due ospedali, doppio o triplo polo che sia, contempla il rischio che la sanità padovana diventi uno spezzatino con la Torre della ricerca pediatrica da una parte, la nuova costruzione di Pediatria da un'altra, il Policlinico da un'altra parte ancora, e gli ambulatori ulteriormente altrove. Non perdiamo di vista - sollecita Avruscio - che al centro del sistema ci deve essere il cittadino, ovvero quello che è meglio per lui se ha necessità di ricovero, senza ovviamente costruire doppioni».
Il professor Donato Nitti, già direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroenterologiche, è finalmente soddisfatto: «I terreni ci sono, è una bellissima notizia. C'è qualcosa di concreto su cui ragionare, il governatore Zaia aveva lanciato un ultimatum al Comune e mi pare che la risposta ci sia stata. Adesso ci auguriamo che l'iter proceda velocemente». Contentezza anche da parte del professor Giovanni Deriu, già direttore dell'Unità operativa di Chirurgia vascolare ed endovascolare: «Il 23 luglio dovrebbe passare in consiglio comunale, sicuramente un buon segno, speriamo che la parte operativa sia poi più sollecita della parte burocratica, alziamo i calici: dura da quarant'anni la discussione sul nuovo ospedale di Padova, mi auguro che si concretizzi. La cessione all'amministrazione di Padova dei terreni è l'inizio della fine di una storia infinita».
Nel partito degli scettici, fin da quando la telenovela sul nuovo ospedale ha mosso i primi passi, è seduto il veterano degli anestesisti-rianimatori Giampiero Giron che ha sempre ripetuto come, in una popolazione che tende all'invecchiamento, debba essere rifatto l'ospedale attuale: non ristrutturato, rifatto. La ricetta-Giron è la seguente: una torre per i servizi di emergenza dove è l'obitorio e man mano nuovi reparti di degenza. Tutto l'ospedale ci starebbe in metà della superficie odierna, secondo l'anestesista, senza disturbare nessuno, lungo la linea dell'ostetricia e dell'ortopedia. «In altezza si può andare dove si vuole, non ci sono vincoli paesaggistici e architettonici, le vecchie mura rimarrebbero intoccate. Senza il bisogno di andare a Padova Est: vedo cosa è successo - riflette Giron - a Mestre o a Ferrara, dove hanno avuto la malsana idea di costruire un ospedale in mezzo ai campi e la popolazione non ne ha tratto alcun vantaggio. Qui, nell'area ad est di via Giustiniani, fatto con criterio, un ospedale moderno ci starebbe tutto, con un quadrilatero di strade che lo circonda, le vie Giustiniani, Falloppio, Giustiniani, San Massimo. Troppo semplice, però».
Federica Cappellato
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