Covid colpisce duramente i religiosi: parroci e perpetua in ospedale contagiati

Sabato 10 Aprile 2021 di Nicola Benvenuti Maria - Elena Pattaro
Chiesa di Cartura

CARTURA (PADOVA) - Il Covid continua a colpire duramente i sacerdoti diocesani.

Oltre al parroco di Arzergrande don Vittorio Stecca, ricoverato a Schiavonia dai giorni di Pasqua, nello stesso nosocomio si trova ora anche il parroco di Cartura don Giuseppe Sinigaglia. Il sacerdote era in isolamento in canonica già dalla domenica delle Palme, insieme alla collaboratrice domestica, risultata pure positiva: le condizioni di entrambi sono poi peggiorate fino a consigliare ai sanitari il ricovero all'ospedale Madre Teresa di Calcutta, da dove comunque filtrano notizie positive sul loro stato di salute. Si trova invece in isolamento nella canonica di Pontecasale don Leopoldo Zanon, 46 anni, parroco moderatore dell'Unità Pastorale di Arre, Arzercavalli, Candiana, Fossaragna e Pontecasale.

IL RACCONTO
Il sacerdote, nel foglietto settimanale che verrà distribuito domenica nelle cinque comunità affidate alla sua cura, racconta l'esperienza che sta vivendo. «Sto alle regole che i medici mi hanno dettato chiaramente, anche perché la malattia si è manifestata in forma piuttosto violenta nel mio caso con mancanza di respiro e forte tosse. Questo ci fa capire quanto siano importanti le regole del distanziamento, l'uso dei dispositivi e l'igienizzazione delle mani. Anche gli altri due sacerdoti che con me collaborano sono in isolamento fiduciario, seppure finora negativi e mi rincuora il fatto che negativi siano anche tutti i collaboratori parrocchiali che si sono dati da fare durante la Settimana Santa e che si sono sottoposti ai test di verifica. Mi sento vicino a tutti Voi, in particolare a chi sta soffrendo - aggiunge con tono commosso don Leopoldo Zanon A tutti dico: le nostre comunità cristiane non vi abbandonano, ma si fanno accanto con carità, con la preghiera di ogni giorno e della domenica».
IL LUTTO
Continua anche la triste scia di lutti. Il Covid-19 si è portato via Aristea Crivellaro, 96 anni, di Megliadino San Vitale. Il paese piange la sua Esterina, come la chiamavano i compaesani: una donna dolce e tenace, abituata a sopportare le fatiche del duro lavoro in campagna. L'anziana è mancata giovedì mattina all'ospedale di Schiavonia. Il virus lo aveva contratto circa quindici giorni fa: la prima settimana era stata curata a casa, poi le sue condizioni si erano aggravate, tanto da richiedere il ricovero all'ospedale Madre Teresa di Calcutta. Aristea soffriva di Alzheimer ed era assistita da una badante. A parte questo, godeva di buona salute. Rimasta vedova a 56 anni, si era dedicata con amore ai suoi quattro figli (Carla, Claudio, Flavia e Stefano) e poi ai numerosi nipoti. Una dedizione che la famiglia ha cercato di ricambiare soprattutto nel momento in cui la 96enne ha smesso di essere autosufficiente. «Mamma era anche una gran lavoratrice racconta il figlio Claudio Ha sempre lavorato in campagna fino all'età della pensione, non solo nelle campagne della zona, ma anche fuori provincia. Da giovane era stata nelle risaie piemontesi, come mondina». Il suo temperamento umile e dolce non era venuto meno neppure con l'avanzare della demenza senile. «Pur non essendo più molto lucida, il suo buon carattere è rimasto quello di un tempo», assicura il figlio. Lunedì sarà il giorno dell'addio: il funerale verrà celebrato alle 15 nella chiesa di Megliadino San Vitale. Dopo le esequie, il feretro proseguirà per la cremazione.
 

Ultimo aggiornamento: 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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