Bilancio post Brexit, Ue divisa Partita da 40 miliardi per l'Italia

Sabato 24 Febbraio 2018
LE SCELTE
BRUXELLES La Brexit per un momento resta sullo sfondo in attesa dell'incontro della prossima settimana tra la premier Theresa May e il presidente Ue Donald Tusk. Anche se l'ex premier polacco avvisa Theresa May: pensare di scegliere a piacimento le regole del mercato unico da rispettare «è pura illusione». Non resta sullo sfondo il tema immigrazione, che per la maggioranza dei 27 va tenuto al centro anche delle scelte di bilancio 2021-2027. Priorità tra le priorità, dice il premier Gentiloni. Dopo l'incontro tra Ue e i capi di governo e di stato di Mali, Niger, Chad, Burkina Faso e Mauritania Gentiloni, Macron e Merkel si presentano alla stampa per mostrare la loro stretta sintonia. «Solo con la cooperazione con questi paesi e con il loro sviluppo potremo contrastare il terrorismo e le cause dei fenomeni migratori: è il modo migliore per lavorare insieme e battere le posizioni populiste e antieuropee», dice Gentiloni.
I NODI APERTI
Il biancio Ue sta diventando il chiodo fisso per tutti gli Stati. A maggio comincerà il negoziato, da sempre una delle tappe più difficili della convivenza nella Ue. È un bilancio minimo, più o meno mille miliardi pari a più o meno l'1% del pil, tuttavia rappresenta fedelmente l'equilibrio finanziario e politico tra gli Stati membri. I 27 sono di fronte a scelte pesanti perché la Ue deve far fronte contemporaneamente al buco britannico (70-90 miliardi) e alle maggiori spese per le nuove priorità: immigrazione, sicurezza, Difesa, innovazione, Erasmus. Per la Commissione, che il 2 maggio presenterà la proposta, dei tagli sono inevitabili: si interverrà su agricoltura e politiche di coesione (insieme il 70% del bilancio). A meno che gli Stati non aumentino i contributi, cosa poco allettante per molti. Olanda, Svezia, Danimarca, Austria sono contrari a incrementi. Est e baltici pure. La Germania dice di essere disponibile. L'Italia sostiene le nuove priorità, ma teme tagli sui fondi di coesione. Tra gli scenari elaborati dalla Commissione c'è anche la riduzione per l'Italia del 15% o del 30%, circa 40 miliardi in meno in 7 anni. Lo ricorda in una lettera al premier il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.
L'Europarlamento vuole che il bilancio passi dall'1% del reddito lordo all'1,3%. Il suo presidente Tajani ricorda che «non è possibile agire uniti su difesa, terrorismo, controllo delle frontiere, gestire la migrazione, finanziare un piano Marshall per l'Africa senza aumentare i fondi Ue». Senza l'ok del Parlamento il bilancio non passa.
Poi c'è il capitolo condizionalità, altro tema che scotta. Oltre a quella macroeconomica, c'è quella della solidarietà e quella del rispetto dello Stato di diritto. Solidarietà significa: i fondi Ue vanno legati all'impegno dei paesi a farsi carico delle politiche comuni, immigrazione compresa. L'Est non è d'accordo (Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca boicottano le quote di accoglienza dei rifugiati), i paesi baltici sollevano dubbi giuridici (i fondi di coesione finanziano la convergenza economica, non altro). Tusk dice che i contrasti sono meno di quelli attesi. Ma si sa che sul bilancio si decide all'unanimità, basta uno solo per bloccare tutto. La divisione c'è. Stessa cosa sul rispetto dello Stato di diritto (sempre la Polonia sta violando le regole Ue avendo messo la magistratura sotto il controllo del governo). Merkel dice che l'uso dei fondi deve tenere conto dell'impegno per l'integrazione degli immigrati. Per l'Italia ci vuole un nuovo criterio relativo all'impatto della presenza di immigrati.
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci