Alitalia vince l'ultima battaglia contro Ryanair sugli incentivi

Martedì 24 Aprile 2018
Alitalia vince l'ultima battaglia contro Ryanair sugli incentivi
LA SENTENZA
VENEZIA Dopo tre anni di battaglie giudiziarie, è Alitalia a vincere la guerra contro Ryanair, l'aeroporto Valerio Catullo e l'associazione di categoria Assaeroporti. L'ha deciso la Cassazione, respingendo il ricorso della società irlandese, dopo che erano stati rigettati anche quelli presentati al Tar del Veneto e al Consiglio di Stato. Al centro della contesa c'erano gli incentivi, ritenuti poco trasparenti, elargiti al vettore low-cost dallo scalo di Verona (e da quelli di Alghero, Trapani e Bari, oggetto di altrettante sentenze gemelle): di fatto le sezioni unite della Suprema Corte hanno sancito il diritto della compagnia italiana a visionare i contratti commerciali fra le parti.
LA VICENDA
Quella dei sussidi alle compagnie low-cost da parte degli scali aeroportuali è una vicenda che si trascina ormai da tempo in Italia. In sostanza si tratta di contributi al marketing, stimati ancora lo scorso anno da Graziano Delrio, ministro ai Trasporti, in 40 milioni di euro e da Luigi Gubitosi, commissario straordinario di Alitalia, in una cifra compresa fra 100 e 150 milioni. Proprio la compagnia italiana nel 2015 si era rivolta al Tribunale amministrativo regionale di Venezia (oltre che a quelli di Sardegna, Sicilia e Puglia), dopo aver appreso da fonti giornalistiche che il Catullo aveva concluso una serie di accordi con Ryanair e con la collegata Airport Marketing Services. Secondo quanto riassunto dai giudici, quelle intese riguardavano lo svolgimento di attività promozionali sul sito del vettore irlandese, a fronte del pagamento di ingenti somme di denaro e di sconti sul servizio di handling, ma erano state raggiunte senza lo svolgimento di alcuna selezione e quindi in affidamento diretto. Ritenendosi gravemente pregiudicata da quell'operazione, Alitalia aveva chiesto all'aeroporto di Verona copia di tutta la documentazione emessa a partire dal 2006. A questa istanza, però, il Catullo aveva opposto il diniego all'accesso. Da lì era scaturita appunto l'iniziativa giudiziaria davanti al Tar, che aveva disposto l'esibizione di tutte le carte, ad eccezione della corrispondenza. Una decisione confermata nel 2016 dal Consiglio di Stato, secondo cui l'interesse di Alitalia a vedere i documenti era giustificata anche in vista di una possibile azione per concorrenza sleale.
LA STANGATA
A quel punto era stata Ryanair ad andare in Cassazione, sostenendo che la competenza fosse del giudice ordinario e non di quello amministrativo. Ma la Suprema Corte ha ritenuto inammissibile questa tesi, affermando che avrebbe dovuto essere proposta ancora all'inizio del percorso giudiziario. Allo stesso modo non sono state ammesse le argomentazioni del Catullo e di Assaeroporti, secondo cui la richiesta di accesso di Alitalia avrebbe potuto riguardare le attività di aviazione e non quelle di promozione turistica. Quindi il ricorso relativo a Verona è stato bocciato, così come quelli riguardanti Alghero, Trapani e Bari. Non solo: a carico di Ryanair, delle quattro società di gestione degli scali e di Assaeroporti è stata decisa pure una stangata economica. Il conto complessivo supera infatti gli 80.000 euro, fra spese processuali e danni da lite temeraria, basata secondo gli ermellini su «un'ipotesi di impiego pretestuoso e strumentale del diritto di impugnazione», mirato secondo la prospettazione di Alitalia «a procrastinare la pendenza del giudizio volto ad ottenere l'ostensione di atti».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci