Poca pioggia e siccità: i fiocchi di inizio mese boccasana in tutti i sensi

Lunedì 18 Febbraio 2019
IL PUNTO METEO
Se non fosse stato per le piogge di scirocco di inizio mese, il Bellunese oggi avrebbe sete. E tanta. Perché le precipitazioni di gennaio sono state scarse. Più scarse del solito. Tanto che la siccità aveva cominciato a mostrare i primi sintomi già nel mese scorso. Poi è arrivata la neve in quota (con pioggia anche consistente nei fondovalle). E quindi la situazione è migliorata. Ma le previsioni parlano di bel tempo ancora a lungo. È l'alta pressione, che regala giornate soleggiate e temperature quasi primaverili.
IL DATO
A scattare la fotografia della situazione idrica è l'Arpav, nel consueto bilancio mensile. Il dato al 31 gennaio parla chiaro: «In gennaio sono caduti sul Veneto mediamente 17 millimetri di precipitazione; la media del periodo 1994-2018 è di 60 millimetri. Anche questo mese gli apporti meteorici mensili sul territorio regionale sono parecchio inferiori alla media (-71%). Dal 1994 sono stati registrati apporti inferiori solo nel gennaio 2000, 2005, 2017 e 2012 (in ordine crescente, ndr)». Gli studi dell'Arpav allargano lo sguardo anche ai mesi precedenti. Vale a dire dal tardo autunno. E mostrano un dato significativo, se analizzato a partire dalla pioggia grande di fine ottobre, quando oltre al vento ci fu anche l'alluvione a creare danni ingenti su tutto il Veneto e in particolare nel Bellunese. «Nei quattro mesi tra ottobre e gennaio sono caduti sul Veneto mediamente 349 millimetri di precipitazione - rilevano gli esperti -. La media del periodo 1994-2018 è di 379 millimetri. Significa che gli apporti del periodo sono leggermente inferiori alla media (-8%)». Se si conta che tra il 27 e il 29 ottobre in molte zone del Bellunese si sono avute precipitazioni superiori alla media anche del 90%, ci si rende conto della siccità che ne è seguita.
NEVE
Il sollievo alla grande sete è arrivato a inizio febbraio. Correnti meridionali hanno portato piogge copiose nei fondovalle. E neve sulle Dolomiti. È proprio il manto bianco a costituire la riserva idrica per i prossimi mesi. Un manto che non è affatto insignificante. Le ultime rilevazioni (dell'11 febbraio) parlano di quantitativi anche superiori al metro di altezza nelle zone più nevose. A Ra Vales, ad esempio, ci sono 129 centimetri al suolo. Sul col dei Baldi si arriva a 121, mentre a Malga Losch (Frassenè) a 123 centimetri. Il record spetta al Piz Boè, con 142 centimetri di neve (anche se in questo caso si tratta di neve ventata, portata cioè dal vento). Sulle Prealpi, i nivometri dicono 41 centimetri sul Faverghera e 57 a Casera Palantina in Alpago.
LE PREVISIONI
Il manto bianco però è destinato ad assottigliarsi. Perché le previsioni parlano chiaro: un anticiclone dinamico si espande sul Mediterraneo occidentale e sull'Europa centrale, interessando direttamente anche le Alpi, dove il tempo rimarrà per il resto della settimana del tutto stabile e perlopiù soleggiato. «A partire da mercoledì masse d'aria decisamente mite per la stagione in quota interesseranno la montagna veneta, con lo zero termico che si porterà solo poco al di sotto dei 3.000 metri nel fine settimana - rilevano i previsori del Centro Arpav di Arabba -. Di conseguenza si verificheranno condizioni di inversione termica nelle valli».
Damiano Tormen
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