IL CASO
BELLUNO Profugo maliano accusato di violenza sessuale su una ragazza minorenne, ma il processo non si riesce a fare: è tornato in patria. Traore Kande, fino a novembre 2017 a Belluno, è tornato in Mali, con autorizzazione della Procura che lo stava indagando. Ieri mattina doveva comparire di fronte al gup, per la prima udienza in cui si doveva decidere del rinvio a giudizio. L'accusa è pesantissima, nel caso finisse di fronte al tribunale collegiale. Ma il condizionale è d'obbligo, anche perché non si sa se mai si riuscirà a celebrare questo processo.
Traore Kande era arrivato in Italia con il barcone e aveva chiesto asilo politico. Abitava in città, dove aveva diritto al servizio di accoglienza, nell'attesa della risposta alla sua pratica d'asilo. Ma nel maggio del 2017 si è giocato tutto. Incontra una ragazzina svedese che era andata al parco di Lambioi con la zia italiana. La segue. La svedese è nata nel 1999, ma all'epoca era ancora minorenne. Al Parco Emilio Traore Kande l'avvicina e la cinge con le braccia da dietro, palpeggiandole il seno. Lui vuole il numero di telefono della ragazza: per toglierselo di torno gli dà un numero falso. Lui le dà il suo. Con la zia vanno dritte in Questura a fare denuncia. La polizia va alla struttura di accoglienza e scopre che il proprietario del numero di cellulare che Kande ha dato alla ragazza è un altro profugo. Il 21 novembre Kande se ne va. Ieri per lui in Tribunale c'era l'avvocato Federico Bressan: la preliminare è stata rinviata al 24 gennaio, in attesa di ritrovarle l'imputato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA BELLUNO Profugo maliano accusato di violenza sessuale su una ragazza minorenne, ma il processo non si riesce a fare: è tornato in patria. Traore Kande, fino a novembre 2017 a Belluno, è tornato in Mali, con autorizzazione della Procura che lo stava indagando. Ieri mattina doveva comparire di fronte al gup, per la prima udienza in cui si doveva decidere del rinvio a giudizio. L'accusa è pesantissima, nel caso finisse di fronte al tribunale collegiale. Ma il condizionale è d'obbligo, anche perché non si sa se mai si riuscirà a celebrare questo processo.
Traore Kande era arrivato in Italia con il barcone e aveva chiesto asilo politico. Abitava in città, dove aveva diritto al servizio di accoglienza, nell'attesa della risposta alla sua pratica d'asilo. Ma nel maggio del 2017 si è giocato tutto. Incontra una ragazzina svedese che era andata al parco di Lambioi con la zia italiana. La segue. La svedese è nata nel 1999, ma all'epoca era ancora minorenne. Al Parco Emilio Traore Kande l'avvicina e la cinge con le braccia da dietro, palpeggiandole il seno. Lui vuole il numero di telefono della ragazza: per toglierselo di torno gli dà un numero falso. Lui le dà il suo. Con la zia vanno dritte in Questura a fare denuncia. La polizia va alla struttura di accoglienza e scopre che il proprietario del numero di cellulare che Kande ha dato alla ragazza è un altro profugo. Il 21 novembre Kande se ne va. Ieri per lui in Tribunale c'era l'avvocato Federico Bressan: la preliminare è stata rinviata al 24 gennaio, in attesa di ritrovarle l'imputato.