Caso Daisy scatta l'esposto in Procura

Lunedì 22 Ottobre 2018
Caso Daisy scatta l'esposto in Procura
LA DENUNCIA
BELLUNO Gli animalisti non dimenticano Daisy. Il caso del segugio di meno di un anno trovato a vagare per strada, portato in canile e alla fine riportato a casa dal proprietario, continua a far discutere. Nonostante le spiegazioni fornite dalla stessa azienda sanitaria su com'è andata la vicenda e sulla magrezza della bestiola, Cristiano Fant di Siamo tutti animali non molla l'osso. «Ho presentato un esposto in procura nei confronti del canile sanitario annuncia si aprirà un'indagine». La deposizione, fatta per ottenere chiarezza laddove a suo dire non ne è stata fatta a sufficienza, è avvenuta lunedì e ora il presidente dell'associazione è in attesa di capire l'esito e di ottenere risposte. Perché ha posto domande ben precise alle quali potranno rispondere solo i veterinari del Servizio dell'Usl 1 Dolomiti. «Ho inviato il materiale raccolto in queste settimane prosegue l'attivista -, di fronte all'indignazione sollevata dalla vicenda credo sia dovere dell'Usl tenere i cittadini informati sullo stato di salute dell'animale. Vi sono aspetti della faccenda che andavano approfonditi, così come pretende l'attuale normativa. Non intendiamo accontentarci delle risposte date dal settore veterinario pubblico, per questo chiediamo un approfondimento giudiziario».
Del cucciolo non si hanno notizie dal 25 settembre, da quando i vertici dell'azienda sanitaria, insieme agli operatori del servizio dedicato agli animali, hanno indetto una conferenza stampa per spiegare come si sono sviluppati gli avvenimenti di quella giornata tra Arsiè, dove venne trovato il cane, e il canile dove fu portato fino a quando il proprietario non si presentò a riprenderlo il mattino seguente.
Non è l'unico fronte che sta tenendo impegnati i volontari della onlus. La scorsa settimana è arrivata sulle scrivanie della Regione una mail firmata da Fant. Conteneva domande specifiche sulla questione dei selvatici investiti in strada e lasciati morire, in una lenta agonia, sui cigli. Le due vicende di cervi agonizzanti dopo l'impatto con un automobile, raccontate anche sulle pagine di questo giornale, hanno sollevato scalpore tra animalisti e politici delineando il quadro di una provincia con diverse lacune da colmare, sul fronte dell'attenzione alla fauna. «Il Servizio veterinario non compie più attività notturna e sul territorio manca un Cras, un Centro recupero animali selvatici aggiunge l'animalista -: com'è possibile tutto questo? Treviso riesce a mantenere questa attività e noi, in un provincia con tanta fauna selvatica, no. Abbiamo 2900 cacciatori, vengono raccolti 2 milioni di euro circa dal rilascio delle licenze: dove finiscono questi soldi?».
A.Tr.
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