Sbarco in Sicilia sotto sequestro la nave Ong

Lunedì 19 Marzo 2018
IL CASO
ROMA Nave sequestrata e indagine con reati molto pesanti: Proactiva Open arms finisce nel mirino del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che da anni indaga sul presunto traffico di migranti a cui contribuirebbero le organizzazioni umanitarie internazionali. Il capo dell'intera organizzazione basata in Spagna, Jerard Canals, il comandante dell'imbarcazione Reig Creus Marc e la capo missione in Italia Ana Isabel Nier Montes sono ora iscritti al registro degli indagati per associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti, mentre l'intero equipaggio è stato costretto a sbarcare a Pozzallo in attesa di tempi che a questo punto potrebbero diventare molto lunghi.
L'INTERVENTO
La nave di Proactiva Open Arms da domenica scorsa in avanti è stata protagonista di un duro scontro con le autorità libiche ma pure con la Guardia costiera italiana, per aver soccorso 216 naufraghi sebbene l'operazione fosse stata affidata ai libici. La situazione si è sbloccata solo venerdì scorso, quando il Viminale ha dato l'ok allo sbarco a Pozzallo, ma immediatamente dopo l'arrivo sono partiti gli accertamenti. Secondo la ricostruzione del pm titolare del fascicolo, Fabio Regolo, l'equipaggio di Proactiva Open Arms sarebbe deliberatamente intervenuto nell'operazione di soccorso già affidata alla Guardia costiera libica, disattendendo le indicazioni provenienti dall'Italia: «Da un'attenta disamina di quanto indicato nella relazione degli eventi redatta dalla Capitaneria di Porto e dall'escussione dei membri l'equipaggio - si legge nel provvedimento di sequestro - emergeva chiaramente che il capitano ed il capo missione dopo essersi confrontati tra loro e con il coordinatore generale dell'Ong (in quei momenti situato in Spagna), decidevano arbitrariamente di continuare le ricerca e poi il soccorso degli eventi per i quali la Guardia Costiera Libica aveva assunto il comando e quindi la responsabilità, chiedendo esplicitamente e per iscritto di non voler nessuno nella zona teatro dell'evento per garantire la sicurezza delle fasi di soccorso». Dopo le indicazioni del centro di coordinamento italiano di lasciar fare ai libici, la capo missione della Ong, Ani Montes, avrebbe dato indicazione di intervenire nell'«evento 164» (ogni naufragio riceve un numero ndr), «adducendo come scusa di aver perso il contatto radio con i loro Rhibs (gommoni di salvataggio) che sì trovavano ad oltre 20 miglia più avanti rispetto a loro».
«DISATTESI GLI ORDINI»
Da quel momento, la nave avrebbe rifiutato di seguire le indicazioni italiane, «violando il codice di condotta» del Viminale. Nessuna richiesta di assistenza a Malta, è stato sbarcato un neonato, dunque e neppure alla Spagna perché coordinasse la nave che batte bandiera iberica. Condotte che secondo la procura non sono giustificate dal pericolo di vita per i naufraghi perché l'intervento della Guardia costiera libica aveva «scongiurato una situazione di concreto ed inevitabile pericolo per la vita dei migranti».
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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