Riciclaggio, chiesto il processo per Fini, la compagna e il cognato

Martedì 23 Gennaio 2018
Riciclaggio, chiesto il processo per Fini, la compagna e il cognato
IL CASO
ROMA Gianfranco Fini ripete che con gli affari del cognato e i proventi delle slot-machine non c'entra niente: «La richiesta degli inquirenti era prevedibile, ribadisco la mia innocenza e confermo piena fiducia nell'operato della magistratura», dice lo stringato comunicato con cui ieri ha commentato la richiesta di rinvio a giudizio per riciclaggio nei confronti suoi, della compagna Elisabetta Tulliani e di suo fratello Giancarlo, dell'ex parlamentare Amedeo Laboccetta e dell'imprenditore Francesco Corallo.
Fini, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, «aveva stretto intesa» con l'imprenditore Corallo, per aiutarlo a diventare il principale imprenditore nel settore di video lottery e slot. In cambio, l'imprenditore avrebbe veicolato a lui, alla compagna e al cognato un totale di circa 4 milioni e 200mila euro, provenienti dal Preu, il prelievo erariale unico legato alla tassazione sulle vincite delle slot machine.
LE ACCUSE
La ricostruzione del pm Barbara Sargenti, ora alla Dna, ipotizza che Fini abbia facilitato le società di Corallo, appoggiando l'approvazione del decreto 78 del 2009, che ha consentito all'imprenditore di diventare monopolista nel settore. In cambio di questo aiuto (non contestato perché il reato collegato è prescritto), sarebbero arrivati i pagamenti, attraverso conti veicolati verso l'Italia da Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco, Santa Lucia. E, in parte, attraverso un versamento sul conto corrente del padre di Elisabetta, Sergio Tulliani, che riceve addirittura un bonifico di 2,4 milioni di euro che cita come causale «foreign assets - decree 78/2009, 2.4M Euro».
A Fini sono contestati tre episodi di riciclaggio più uno di impiego di denaro di provenienza illecita assieme ai fratelli Tulliani: le somme di denaro ricevute dal conto acceso presso la Fciv e bonificate da un intermediario sarebbero state destinate «all'acquisto dell'appartamento di Montecarlo, già di proprietà di An, di cui erano divenuti i proprietari occulti» Ma episodi di riciclaggio specifici sono contestati anche a Giancarlo Tulliani, che avrebbe trasferito soldi sul proprio conto corrente italiano e alla sorella Elisabetta.
LA DIFESA
L'ex presidente della Camera a novembre era stato in procura per dare la propria versione, accompagnato dall'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi. Ma l'unica ammissione riguardava il rapporto con la compagna Elisabetta. Dopo l'emersione dell'inchiesta, ormai un anno fa, le avrebbe chiesto conto dell'accaduto e lei gli avrebbe confessato di sapere degli accordi tra il fratello e l'imprenditore Corallo fin dal principio. Anche a proposito dell'acquisto della famosa casa di Montecarlo, ricevuta in eredità da An e acquistata dalla società del fratello. Tutto il resto, dice Fini, sarebbe frutto della rottura politica con Laboccetta che l'avrebbe accusato per rovinarlo. Una versione dei fatti che convince poco gli inquirenti romani, tanto più che gli incontri di cui ha parlato Laboccetta, presente Corallo, sono tutti riscontrati con spostamenti o, nel caso delle vacanze a San Martens, biglietti aerei.
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci