Macron: ora rischiamo la guerra civile europea Ma Juncker lo attacca `

Mercoledì 18 Aprile 2018
Macron: ora rischiamo la guerra civile europea Ma Juncker lo attacca `
IL DISCORSO
PARIGI Macron l'Europeo è arrivato a Strasburgo. Dopo il Louvre, dove celebrò l'elezione all'Eliseo con l'Inno alla Gioia, e dopo la Sorbona, dove sei mesi fa ha pronunciato un discorso rifondatore, il presidente francese è salito ieri sulla tribuna dell'aula dell'Europarlamento per indicare di nuovo le sue ambizioni: rifondare l'Europa, creare una nuova sovranità europea, andare più avanti e più a fondo nella convergenza, anche a costo di lasciare indietro i più reticenti. Perché, ha messo in guardia, «è una guerra civile europea» che rischiamo. La campagna per le elezioni del maggio '19 è aperta e Emmanuel Macron vuole un'Europa en Marche. Ma se il discorso è stato accolto da applausi, se la sua combattiva arte oratoria è intatta, non tutti intendono «soccombere» al suo fascino e alle sue proposte. L'Italia e il problema dei migranti, la Germania e la rinnovata diffidenza per le riforme dell'Eurozona, le derive illiberali a Est sono gli ostacoli che rischiano di rallentare la marcia europea di Macron. «Non cederò a nessun fascino per i regimi autoritari ha detto Certo, bisogna ascoltare la rabbia dei popoli d'Europa. E non è di demagogia che hanno bisogno, ma di un progetto».
LA SIRIA
Prima dell'Europa, la Siria: «Non abbiamo dichiarato nessuna guerra - ha detto Macron - Abbiamo salvato l'onore della comunità internazionale». Primo affondo europeo, sulla gestione dei flussi migratori: «Dobbiamo sbloccare il dibattito avvelenato sui migranti. Sono per molta più convergenza, solidarietà esterna e interna, e per avere regole comuni. Sulle tensioni tra Italia e Francia sui migranti al confine? Nessun problema per il presidente: «C'è una perfetta intesa fra Italia e Francia». Macron non si è limitato ai principi, ma ha avanzato proposte concrete. Anzi, ha ricordato con qualche impazienza agli europarlamentari, «ho fatto proposte già mesi fa». Ieri Macron ha proposto l'idea di «creare un programma europeo che sostenga finanziariamente in modo diretto le collettività locali che accolgono e integrano i rifugiati». Concreto anche sul bilancio europeo, per il quale ha chiesto più solidarietà, cosa di cui dovrà discutere anche domani a Berlino con la cancelliera Merkel. «Dobbiamo andare verso più solidarietà nell'Unione economica e monetaria - ha detto Macron - siamo dotati di strumenti di responsabilità, ma non abbiamo preso decisioni in materia di solidarietà e non c'è alcuno spazio monetario al mondo che funzioni con le costrizioni della moneta unica senza una capacità di bilancio che permetta investimenti, convergenza e stabilità in caso di crisi».
LA STABILITÀ
«Se non decidiamo nei prossimi mesi su questo avanzamento istituzionale e organizzativo che permetta più stabilità e capacità di investire - ha aggiunto - non andremo avanti in Europa». E se non tutti sono d'accordo, «cercheremo di andare avanti con una regola: quelli che non vogliono, non devono bloccare gli altri». Ma la marcia verso Bruxelles potrebbe essere più insidiosa di quella che lo ha portato all'Eliseo. Ieri il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha messo in guardia il presidente francese da un dialogo troppo esclusivo con la Germania (dialogo che comunque rischia di diventare anche quello più difficile): «L'Europa sono 28 stati membri» ha detto Juncker, correggendosi poi per introdurre il nuovo calcolo post Brexit: «Presto 27». E ha aggiunto: «La Ue non è un club franco-tedesco».
Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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