L'INFILTRATO
VENEZIA Dall'autunno 2013 al dicembre 2015: oltre due anni in cui

Mercoledì 14 Marzo 2018
L'INFILTRATO
VENEZIA Dall'autunno 2013 al dicembre 2015: oltre due anni in cui ha vissuto vestendo i panni del malavitoso fedele, carpendo la fiducia di quelli a cui stava dando la caccia insieme ai suoi colleghi finanzieri, arrivando a un grado tale di finta appartenenza da essere considerato quasi di famiglia. Giornate pesanti e notti insonni durante le quali, attento a non farsi scoprire, inviava pagine e pagine di annotazioni precise e circostanziate. Tanto che la gip di Venezia Roberta Marchiori nell'ordinanza scrive chiaramente che le sue comunicazioni rappresentano «rilevantissimi elementi di prova» che «hanno consentito di ripercorrere cronologicamente l'intera progressione degli eventi oggetto di indagine».
Nome in codice undercover 8067 ovvero l'agente sotto copertura che il Gico di Venezia ha fatto in modo di infiltrare all'interno dell'organizzazione di matrice ndranghetista che gestiva il traffico di cocaina e lo spaccio fra Lombardia Veneto e Friuli. Affidandogli un compito ad altissimo rischio visto la caratura dei personaggi coinvolti.
LE CREDENZIALI
In merito al primo incontro con Violi, fra i registi calabresi della cosca e residente a Marcon, avvenuto il 12 maggio 2015, UC-8067 scrive: «Mi ha riferito che Salvatore gli aveva parlato di me descrivendomi come persona in grado di tirare fuori dal porto della merce; io ho risposto di sì precisando che ero in grado di far uscire merce sia dal porto che dall'aeroporto, dietro un pagamento di un compenso paragonato al valore della merce... Violi ha precisato che loro partivano da 60 chili in su e che avrebbe pagato una percentuale del 20% sul valore della merce sul mercato europeo... Mi ha spiegato che loro avrebbero preferito pagare in merce ma che se io volevo loro avrebbero provveduto a pagarmi in denaro ma successivamente alla vendita della merce». Diventa talmente intimo di Violi che quest'ultimo, quando UC-8067 gli parla dell'intenzione di sposarsi, gli regala persino le fedi.
I PRECEDENTI
Nel 2012 è stato l'allora comandante del Gico di Venezia, il colonnello Nicola Scibilia, ora comandante provinciale delle Fiamme gialle di Rovigo, a introdurre la figura dell'undercover nelle indagini in territorio lagunare, sempre con la preventiva autorizzazione, come vuole la normativa, del magistrato titolare dell'inchiesta. L'exploit è con l'operazione 168 che ha portato all'arresto di Keke Pan, il cinese più famoso di Mestre, come amava definirsi l'asiatico a capo di un impero immobiliare in città, specie nei dintorni della stazione ferroviaria e in via Piave. Si è trattato della prima attività undercover in Italia nel settore del favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'agente è lo stesso utilizzato anche per inchiodare gli affiliati alla cosca Morabito di Africo, cui Violi appartiene. Su di lui il riserbo è strettissimo. Non si vuole correre il rischio di bruciare un veterano, un militare in grado di assumere le identità, capace di infiltrarsi negli ambienti più eterogenei della criminalità. Va detto che gli ndranghetisti in questione sono di quelli che non scherzano . E c'è da scommetterci che gliel'hanno giurata.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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