Il prof e quei segnali per Berlino e Colle Ma poi sbotta: «Ecofin? Come sempre...»

Sabato 26 Maggio 2018
Il prof e quei segnali per Berlino e Colle Ma poi sbotta: «Ecofin? Come sempre...»
IL PERSONAGGIO
ROMA Ci mancava il voto di Ecofin sulla nuova stretta sui patrimoni delle banche europee - italiane in particolare - senza che alcun passo avanti sia stato compiuto verso la condivisione dei rischi. Tutta acqua al mulino degli euroscettici, che oggi avranno una ragione in più per dirsi convinti di essere dalla parte giusta quando guardano all'Europa come a una matrigna che molto chiede e poco dà. Chi conosce Paolo Savona racconta che il professore, colto dalla notizia mentre faceva la sua passeggiata quotidiana nei giardini di Villa Borghese, si sia stretto nelle spalle dicendosi per nulla stupito. «Un passo logico nel solco di ciò che fin qui è stato fatto, ma la nostra situazione può migliorare», avrebbe quindi aggiunto chiudendo la conversazione. Non bastasse, di lì a poco altra benzina rovesciata sul fuoco, diffusa dalle agenzie di stampa con l'anticipazione di un editoriale del settimanale tedesco Der Spiegel durissimo contro l'Italia «scroccona del dolce far niente» che vuole sopprimere l'euro; e contro Mario Draghi che avrebbe fornito l'arma (il celebre «whatever it takes» pronunciato dal presidente della Bce nel momento più critico dell'eurocrisi) che oggi gli italiani puntano contro i loro vicini.
Insomma, se ieri non è sfumata la candidatura di Savona, come invece veniva pronosticato alla vigilia, è in un certo senso anche merito di Ecofin e dello Spiegel, visto che esponenti sia di Lega che di M5S hanno colto la palla al balzo per affermare che in Europa vale la pena di restare solo se trattati da pari. Ha scritto per esempio Stefano Buffagni, deputato M5S, in un post su Facebook: «I titoli bancari affondano in Borsa: è colpa del potenziale nuovo governo? O forse è a causa del pacchetto bancario varato da Ecofin che chiede in pratica nuovi e inutilmente costosi rafforzamenti patrimoniali? Ciò è grazie al peso specifico in Europa che l'Italia ha da ultima della classe. A giugno ci sarà un nuovo vertice dove dovremo farci trovare pronti, preparati, con serietà e credibilità, nel rispetto degli equilibri europei, ma ponendo al primo posto gli interessi degli italiani».
«Parole in cui, di là delle semplificazioni esasperate sul suo pensiero, Savona crede fermamente», commentava sempre ieri un fedelissimo che descrive la mail del professore intasata da migliaia di testimonianze di supporto e stima provenienti da tutta Europa. Non c'è dunque da stupirsi se nel primo pomeriggio fonti accreditate hanno dato per certo il nome si Savona nella lista dei ministri che il premier incaricato Giuseppe Conte si appresta a portare al Quirinale. Il che non significa che il professore sardo si senta già la nomina in tasca. Tutt'altro. Ancora ieri mattina, rispondendo al giornalista della trasmissione Agorà che gli chiedeva conferma dell'esistenza di veti sulla sua persona, non ha esitato a rispondere: «Sì, lo penso». Ciò non gli ha impedito di prendere contatto con alcuni ambienti cattolici legati all'ambasciata di Germania - nel passato il professore ha avuto non poche frequentazioni con ministri ed economisti tedeschi - con lo scopo di rinverdire rapporti capaci di rassicurare Berlino delle sue intenzioni. Come d'altro canto ha fatto nei confronti del Quirinale, indirettamente attraverso le pagine del Messaggero e con una breve lettera inviata al Sole 24 Ore nella quale si scusa con il presidente Mattarella dell'eventuale equivoco creatosi con le sue dimissioni dalla società Euklid Ltd.
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci