E sul blog grillino base in rivolta: «Volete condizionare i militanti»

Lunedì 18 Febbraio 2019
LA POLEMICA
ROMA Per Rousseau doveva essere la grande festa della democrazia diretta. E invece, ancor prima di sedersi a tavola, gli invitati hanno cominciato a suonarle di santa ragione al padrone di casa. A dimostrare quanto sia stata gradita la pietanza, ci hanno pensato gli iscritti stellati alla piattaforma. Che dopo aver letto sul blog delle Stelle il quesito formulato sulla vicenda Diciotti sul quale saranno chiamati ad esprimersi oggi dalle 10 alle 19, lo hanno definito «vomitevole», non appena sfornato.
Molti sentono puzza di bruciato. Per votare sì al processo per Salvini, si dovrà votare no. E dovrà dire no, chi invece vuole salvarlo. Abbastanza per scatenare mal di pancia e mal di testa. A partire da quello dirompente di Beppe Grillo che manifesta la sua rabbia con un tweet di fuoco.
Più composto ma altrettanto sferzante, il commento che affida a Facebook Andrea Severini: «La domanda è mal posta. Andava posta sull'immunità e non sull'interesse nazionale», è il ceffone del marito della sindaca di Roma, Virginia Raggi. Che poi affonda la lama sulle ferite ancora aperte nel corpaccione grillino: «Non si deroga sui nostri principi scrive Severini - i processi si affrontano come hanno fatto Chiara, Filippo e Virginia (ndr, Appendino, Nogarin, Raggi). Sono convinto che non esista reato e Salvini non può nascondersi dietro di noi».
Tra i parlamentari stellati non manca chi prova a metterci una pezza. «Rousseau è la nostra stella polare, la vera differenza tra noi e tutti gli altri», sottolinea il capogruppo grillino al Senato Stefano Patuanelli mentre le opposizioni gridano alla farsa. «È un quesito sull'interesse nazionale», insistono Gianluigi Paragone e il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D'Uva. Ma è l'insurrezione degli ortodossi, a dire quanto sia grande la faglia che si è aperta tra loro e i governisti. «Invito tutti gli iscritti a votare a favore dell'autorizzazione a procedere», è la presa di posizione di Roberta Lombardi. «Se non lasciamo decidere ai giudici, finisce come i governi Berlusconi», avverte Luigi Gallo.
E via a seguire, parlamentari e semplici militanti. La polemica continua fino a sera sui vari social.
LA TENSIONE
Trainata dai big, la base si infiamma a sua volta: «Guardate che se salviamo Salvini poi ci ritroviamo a dover lasciare processare Conte, Di Maio e Toninelli», si indigna Giuliana sul blog delle Stelle. «Assumetevi la responsabilità che vi compete senza trascinare il cittadino nel baratro della vostra incapacità», è il fulmine di Zeus. Poi l'acme: «Il quesito posto è vomitevole!», tuona Valerio. Che si spinge a evocare l'odiato Silvio: «Stiamo sdoganando Berlusconi». Qualcuno però non si formalizza, in nome della realpolitik. «Bisogna essere contro l'autorizzazione a procedere, per non fare cadere il governo», ragiona Antonio Camelia. Che la grande festa della democrazia diretta abbia inizio.
F.L.D.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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