ROMA Come volevasi dimostrare, l'argomento sfidante che l'Austria non rinuncia a cavalcare, cioè la concessione del suo passaporto ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina in Alto Adige, ha il marchio della secessione. Lo testimonia, fra altre cose, l'iniziativa del movimento Südtiroler Freiheit fondato da Eva Klotz. È un partito che si batte per il distacco della provincia di Bolzano dall'Italia, e che si sta spendendo in favore del doppio passaporto con una petizione che sarà consegnata ai governi di Roma, di Vienna e di Bruxelles. Secondo gli artefici (ma è bene ricordare che l'Alto Adige è in piena campagna elettorale, e perciò ogni propaganda va presa con le molle), la richiesta sarebbe sostenuta da quarantaquattro fra associazioni culturali e politiche di minoranze etniche in Europa. Anche perché tale richiesta viene, ovviamente, presentata come un meraviglioso «progetto europeo», non già come un'iniziativa che «rischia di assumere potenziali caratteri di un revanscismo anacronistico proprio nella ricorrenza del centenario della prima guerra mondiale, funestata dal sangue di tanti italiani e austriaci», secondo la nota diplomatica diffusa dalla Farnesina. Del resto, basta prendere in mano i due passaporti, l'italiano e l'austriaco, per constatare che entrambi trasudano di spirito europeo. Sulla facciata del documento le prime parole, addirittura, dicono, rispettivamente, «Unione Europea ed «Europäische Union». L'Europa, dunque, è un pretesto solo in apparenza innocente. Così come incredibile è il tentativo di assimilare la concessione della cittadinanza italiana da parte di Roma ai nostri connazionali costretti alla fuga, perché inseguiti dalla violenza, dall'Istria, Fiume e Dalmazia nel secondo dopoguerra con l'ipotesi di inventare una cittadinanza per coloro che mai sono stati di passaporto austriaco.
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