Suore in affari: chiedono di allargare l'hotel Ex convento ma è scontro

Martedì 20 Novembre 2018 di Daniela Ghio
Suore in affari: chiedono di allargare l'hotel Ex convento ma è scontro
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VENEZIA Nuova trasformazione alberghiera di due ali di un ex convento. Le suore Figlie di San Giuseppe di Rivalba, che fino a qualche anno fa distribuivano le ostie alle chiese di Venezia, avevano lasciato il loro convento in calle degli Ormesini, a Cannaregio, tre anni fa, quando sono state trasferite le ultime tre religiose e il palazzo è stato messo in vendita per diventare un albergo con ristorante e centro riunioni. L'istituto religioso aveva presentato domanda per il cambio d'uso nel 2016, prima cioè della delibera che blocca nuove aperture. L'ex convento nella sua parte centrale aveva ottenuto nel gennaio dello scorso anno il cambio di destinazione d'uso a turistico ricettivo con 17 camere con bagno, mentre era stata bocciata la richiesta per i due corpi laterali del convento, che hanno  ingresso indipendente. La Congregazione delle Figlie di San Giuseppe ha però aggirato l'ostacolo chiedendo al Comune una deroga agli strumenti urbanistici per la ristrutturazione e il cambio l'uso ad attività ricettivo-alberghiera anche dei due corpi laterali dell'ex convento, per una superficie lorda commerciale di 231,66 metri 
quadri complessivi, dove l'istituto religioso vuole realizzare uno spogliatoio per il personale, servizi igienici e sei camere con bagno, portando a 23 le stanze del futuro albergo con centro congressi.
Un allargamento della struttura che la renderà più appetibile all'alienazione. 
IN MUNICIPALITA'Ieri la delibera è andata in discussione in commissione lavori pubblici e urbanistica e quindi al voto della Municipalità di Venezia Murano Burano ed è stata bocciata con 16 voti favorevoli alla bocciatura e sette contrari. «Assistiamo impotenti all'ennesimo cambio di destinazione d'uso commenta la presidente della commissione lavori pubblici e urbanistica, Cecilia Tonon - La deroga può venire concessa perché il progetto promuove da un lato il recupero del patrimonio edilizio esistente, concorre a produrre reddito ed occupazione locale e fa entrare nelle casse comunali 114 mila euro. Il Comune fa cassa ma fa tristezza vedere come non ci sia una idea alternativa alla valorizzazione degli edifici dismessi. Se fosse un unico caso si potrebbe dire non c'è altra soluzione, ma questo tipo di richieste sono tantissime e non c'è mai una richiesta di residenza. In una città ci deve essere un altro modo di utilizzare gli edifici, anche senza produrre reddito, dando ad esempio spazi alle associazioni». 
«Con queste deroghe a dare i cambi d'uso alle classificazioni dove non si potrebbero concedere afferma la delegata all'urbanistica della Municipalità, Valentina Serena all'atto pratico l'amministrazione comunale favorisce la crescita del ricettivo in città, facendo l'esatto contrario di quanto tenta di fare per arginare i flussi turistici». 
Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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