Grandi navi a Venezia: torna l'ipotesi di Fusina: la proposta a Palazzo Chigi

Lunedì 22 Ottobre 2018 di Michele Fullin
Grandi navi a Venezia: torna l'ipotesi di Fusina: la proposta a Palazzo Chigi
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VENEZIA - A vederlo così, sembra l'uovo di Colombo: nel breve periodo almeno due navi da crociera potrebbero ormeggiare nella seconda darsena delle autostrade del mare il cui avvio dei lavori è imminente. La proposta della cosiddetta terza via che permetterebbe di evitare scavi al canale Vittorio Emanuele e mantenere la stazione marittima nella sede attuale è di Andrea Gersich, presidente dell'associazione veneziana dei tour operator.
L'idea era stata presentata tra le alternative al passaggio a San Marco, ma le autorità competenti non l'avevano presa in considerazione. Anzi, l'avevano bocciata perché avrebbe interferito troppo con il traffico commerciale, che rappresenta la maggior parte del business portuale veneziano. Cambiato il Governo, Gersich, con i consiglieri comunali del Gruppo Misto, Renzo Scarpa e Ottavio Serena, ha deciso di riprovarci. Hanno spedito tutto a Palazzo  Chigi, nella speranza che qualcuno possa essere illuminato.

Il tema è questo: in attesa di una soluzione definitiva che allontani le grandi navi dalla città storica, da maggio 2019 potrebbe esserci una soluzione - a detta del proponente - percorribile in tempi rapidi. L'Autorità di sistema portuale ha annunciato che stanno per partire i lavori per il raddoppio del porto traghetti di Fusina: 8 milioni per gli scavi e la realizzazione delle banchine e tre per i servizi a terra. «Basterebbe prevedere l'arretramento delle testate dei quattro attracchi di qualche decina di metri - affermano i proponenti - e sarebbe a disposizione della città un terminal adatto a navi passeggeri fino a 120mila tonnellate senza dover scavare nulla per arrivare a Venezia. Poi, nel momento dell'individuazione e realizzazione della soluzione definitiva, la seconda darsena tornerebbe alla funzione originaria».
PASSEGGERIE i passeggeri? Come si farebbero a gestire numeri grandi come quelli di Venezia (almeno un milione e 600mila l'anno) in un posto nato per gestire camion, camper, auto e caravan? Secondo i proponenti, la Marittima dovrebbe continuare ad operare come oggi, ma il trasporto lo si potrebbe fare su treni navetta, sfruttando la strada ferrata che da Fusina arriva fino alla Marittima. «Certo - dicono - ci sono da riposizionare binari a suo tempo demoliti. In tutto, circa due chilometri, per un costo tra gli 8 e i 20 milioni che potrebbero essere investiti da un partner che si occupa di questo tipo di trasporto. In ogni caso, il tracciato ferroviario esiste ed è tuttora operativo, eccetto l'ultimo tratto che porta alla Marittima sbancato negli ultimi 15 anni per realizzare un progetto che non ha ancora visto la luce (il garage multipiano con la cosiddetta piazza nell'ex deposito locomotive).
AI MINISTRIIl piano di massima, che al momento attuale è poco più di un'idea, è stato inviato ovviamente anche al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e al ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, i quali non si sono finora pronunciati per la soluzione del Vittorio Emanuele chiesta da Porto e Comune. Paura che la Marittima perda posti di lavoro? Per i proponenti sarebbe vero il contrario. «Il fatto di dover maneggiare il bagaglio sia in Marittima che a Marghera - dicono - porterebbe ad un incremento del personale addetto, tanto da riassorbire eventuali esuberi che dovessero emergere nel caso in cui il traffico passeggeri dovesse sottrarre spazio al traffico cargo».
INTERFERENZECosa ne pensano gli altri? A suo tempo, l'analisi multicriteria del Porto aveva scartato l'ipotesi perché l'interferenza con il traffico commerciale raggiungeva il valore massimo tra tutte le sette alternative prese in esame. Questo a causa del problema che la manovra delle navi passeggeri fronte Fusina (in entrate e in uscita) avrebbe provocato ai convogli merci diretti a Marghera.
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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