Ora il porto è off limits per le navi più grandi

Giovedì 15 Novembre 2018 di Elisio Trevisan
Ora il porto è off limits per le navi più grandi
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Il Porto ha perduto un metro di pescaggio. Lo ha stabilito la Capitaneria con l'ordinanza 90/2018 prendendo in esame il tratto del canale dei Petroli che va dalla curva di San Leonardo fino al terminal di Fusina. Nonostante i lavori avviati dall'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Settentrionale (Adspmas), i rilievi hanno verificato che non ci sono le condizioni per garantire l'entrata al porto (e l'uscita) alle navi che pescano più di 10,50 metri (per unità fino a 33 metri di larghezza), 10,30 metri (per quelle comprese tra 33,01 e 41 metri di larghezza) e 10,20 metri (per le navi di larghezza superiore ai 41,01 metri). Limiti imposti perché i comandanti continuano a registrare problemi di governo delle unità con pescaggio superiore ai 10,30 metri derivanti dall'esiguo pescaggio nel canale. Inoltre nemmeno le navi più piccole saranno al sicuro: le manovre di quelle che hanno pescaggio vicino ai limiti dovranno essere valutate di volta in volta dalla Commissione accosti (di cui fanno parte Capitaneria, piloti, rimorchiatori e ormeggiatori).

INTERVENTI VANIFICATIGli interventi urgenti di ripristino delle quote batimetriche non hanno portato a un effettivo miglioramento delle profondità. E la situazione si è aggravata anche in seguito alle maree eccezionali che possono aver verosimilmente peggiorato lo stato dei fondali del canale.
Una gran brutta notizia per lo scalo che sta lavorando per portare nuovi traffici e invece rischia di perderne soprattutto nel settore dei container.
Il comandante della capitaneria, Piero Pellizzari, scrive che non appena l'Adspmas fornirà nuovi rilievi batimetrici delle profondità del canale in seguito ai lavori urgenti di dragaggio, la Capitaneria li valuterà ai fini di un eventuale e progressivo adeguamento dei limiti.
Il problema è che il Porto i soldi li ha già messi a disposizione da tempo, circa 15 milioni di euro, ma l'autorizzazione degli interventi è ferma in commissione di Salvaguardia.
Cosa che fa dire al presidente degli Industriali Vincenzo Marinese che «così non si può andare avanti, ci dicano se vogliono chiudere il porto. Chiedo alla Salvaguardia, nell'interesse dell'intera regione, di darsi una mossa e assumersi la responsabilità di fare ciò che è giusto».
Gli ambientalisti sono schierati contro questi lavori perché sostengono che il Porto sta creando una frattura ulteriore nella laguna di Venezia compromettendone l'integrità. L'intervento, infatti, prevede di creare una nuova riva emergente dal pelo dell'acqua nel tratto di canale dei Petroli che è, invece, aperto alla laguna.
La costruzione della nuova riva viene giudicata indispensabile dall'Autorità per evitare che gli escavi vengano vanificati in pochi mesi dai fanghi che dalla laguna scivolano in canale tornando ad alzarne il fondale.
L'APPELLO DEGLI INDUSTRIALI«Stiamo vivendo in un Paese e in una situazione paradossale - continua il presidente di Confindustria Venezia e Rovigo -: la paura di sbagliare e la voglia di non fare mi sembra prevalgano sul buonsenso. Il porto è la seconda economia del nostro territorio, ci stiamo candidando a intercettare il traffico della Via della seta, per intervenire ci sono già i progetti fatti dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche. Il progetto, inoltre, porterà tre vantaggi: le sponde vengono messe in sicurezza, evitiamo di inquinare la laguna con materiale contaminato e manteniamo in vita aziende e porto. Invece, con un metro in meno di pescaggio i danni sono enormi non solo nell'immediato ma anche nel medio lungo termine perché le compagnie dirottano le merci su altri scali. E poi riconquistarle sarà una fatica titanica».
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