Progetto Centro protonico: conto salato all'ex dg dell'Ulss Padoan

Mercoledì 19 Settembre 2018 di Roberta Brunetti
L'ospedale dell'Angelo di Mestre
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La Procura contabile presenta il conto all’ex dg dell’Ulss veneziana, Antonio Padoan, e ad altri due amministratori del passato, l’ex direttore amministrativo Alessandra Massei e l’ingegner Girolamo Strano, per la tormentata vicenda del Centro protonico che doveva essere realizzato con un project financing accanto all’ospedale all’Angelo. Un progetto per un servizio di cure oncologiche avanzate, ma con un bacino limitato d’utenza, che naufragò malamente, facendo perdere alle casse pubbliche oltre sei milioni.
 Tanto infatti dovette versare l’Ulss veneziana, un paio d’anni fa, per chiudere il contenzioso con la cordata di privati che aveva sottoscritto la convenzione per la realizzazione e la gestione del centro, successivamente annullata in quanto ritenuta capestro per la parte pubblica. Soldi che, almeno in parte, per la Procura contabile devono ora essere restituiti dai tre ex amministratori che portarono avanti quel progetto, nonostante i numerosi pareri negativi arrivati dalla Regione. Complessivamente l’atto di citazione gli addebita un danno di 3 milioni e 773mila euro, per il 50% a carico di Padoan, per i restati 25% a testa a Massei e Strano. La prima udienza davanti alla Corte dei conti è stata fissata per il prossimo 13 febbraio. A chiamare in causa la Procura contabile, tra 2011 e 2012, era stato lo stesso Collegio sindacale dell’Ulss con tre relazioni. Ora l’atto di citazione, a firma del procuratore regionale Paolo Evangelista e del sostituto Chiara Imposimato, ripercorre le varie tappe della vicenda. Fin da 2007, quando l’Ulss guidata da Padoan avvia la ricerca di un promotore privato per la realizzazione del centro. Tra 2008 e 2009 l’azienda individua il consorzio Babcock & brown, Condotte, Gemmo, Medipas, Accel Instruments Gmbh e dichiara di pubblico interesse la sua proposta di project financing. L’anno successivo è il Segretario regionale per la sanità a chiedere al dg di «sospendere qualsiasi iniziativa», per la «non sostenibilità economica del progetto», vista anche la presenza di un centro protonico a Trento aperto ai pazienti veneti. Ma il dg va avanti e nel 2011 sottoscrive con il consorzio una convenzione quindicennale, ma senza copertura regionale. A fine 2012 Padoan va in pensione e la nuova dirigenza dell’Ulss calcola che, visti i pochi pazienti che ricorrono a queste cure, e le condizioni di favore accordate al privato, il centro avrebbe fatto perdere all’Ulss 30 milioni l’anno: tutti soldi da versare al concessionario! Così nel 2014 annulla la convenzione, mentre il Consorzio avvia un contenzioso legale davanti a Tar e Tribunale civile. Per chiuderlo, due anni dopo, le parti sottoscrivono una transazione. E l’Ulss versa ai privati 6 milioni e 68mila euro. L’atto di citazione si sofferma molto sul fatto che la convenzione fosse «plasmata a vantaggio della parte privata, con conseguente rilevante pregiudizio per la parte pubblica». A fronte di un «investimento iniziale del concessionario di 115 milioni», l’Ulss avrebbe dovuto «versare un canone di disponibilità pari a quasi il triplo dell’importo investito dal privato, con elevato margine di convenienza da parte dei privati». La Procura contabile, però, non addebita l’intero importo versato al consorzio ai tre ex amministratori, ma solo quello relativo al periodo successivo all’aggiudicazione, quando diventò «incontrovertibile una formale e ripetuta contrarierà» della Regione ed emersero «numerose criticità formulare da soggetti di rilievo». Ma l’Ulss di Padoan tirò dritto per la sua strada. Di qui la richiesta di danni, su cui ora si dovrà esprimere la Corte dei conti.
Ultimo aggiornamento: 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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