Fatture false e corruzione, Piergiorgio Baita chiede il patteggiamento

Martedì 29 Maggio 2018
Piergiorgio Baita
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VENEZIA - Uno dei "grandi accusatori" del processo Mose, Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani, ha chiesto di patteggiare due anni di reclusione per il giro di fatture false e corruzione scoperchiato dall'inchiesta della Procura di Venezia. Tramite il suo avvocato, Alessandro Rampinelli, Baita ha presentato durante l'udienza preliminare di oggi l'istanza di patteggiamento. Si tratta dei cinque imputati residui nel filone dell'inchiesta Mose riguardante le accuse di corruzione. La loro posizione era stata stralciata dai pm, per far sì che non testimoniassero nel processo principale come imputati, ma come indagati di reato connesso. Per gli altri quattro imputati, tra cui Claudia Minutillo, altra grande accusatrice del sistema di tangenti Mose, ci sarà tempo per presentare l'istanza entro il 30 giugno, una volta risolti i contenziosi con l'Erario.
Anche per l'ex assistente di Giancarlo Galan, ed ex ad di Adria Infrastrutture, l'ipotesi è una richiesta di patteggiamento di 2 anni, con pena sospesa. Gli altri imputati sono il padovano Nicolò Buson, ex direttore amministrativo di Mantovani, il trevigiano Pio Savioli (ex componente del direttivo del Consorzio Venezia nuova), e l'intermediario padovano Mirco Voltazza. L'attenzione si sposta ora al 18 settembre prossimo, quando il giudice deciderà se la pena individuata con l'accordo tra accusa e difesa sia congrua rispetto ai reati contestati e stabilirà le confische corrispondenti al «profitto del reato».
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