MIRA - L'agente di polizia locale di Mira finito sotto accusa per violenza privata è pronto a risarcire il giovane che, secondo la procura di Venezia, è stato vittima di offese e minacce nel corso di una deposizione.
CAUSA CIVILE
L'avvocato Neri Nardi ha annunciato che la vicenda potrebbe però proseguire di fronte al Tribunale civile nei confronti del Comune di Mira che, secondo le testimonianze raccolte dal legale, era a conoscenza dei metodi utilizzati da quell'agente e non si è attivato in alcun modo.
Il caso scoppiò nel 2019, dopo un servizio del programma televisivo "Le Iene", a seguito del quale furono presentate interrogazioni al sindaco e disposti accertamenti da parte della prima commissione consiliare. La denuncia penale, presentata dal ragazzo, all'epoca ventitreenne, parente dell'avvocato Marco D'Angelo (in quel periodo presidente della Commissione pari opportunità di Mira), si è conclusa con una citazione a giudizio di D.C., 43 anni, di Fosso, al quale viene imputato di aver ripetutamente minacciato il giovane mentre veniva ascoltato a sommarie informazioni testimoniali nella sede dei vigili.
Il pm Christian Del Turco contesta all'agente «modalità aggressive, offensive e irrispettose», utilizzate per ottenere informazioni in relazione al presunto uso di stupefacenti da parte del giovane, ma soprattutto per ottenere conferma del nome del suo spacciatore. In particolare il vigile viene accusato di aver detto al ragazzo che «se non avesse raccontato le cose come stanno, sarebbe uscito dall'ufficio di polizia "gambizzato" e avrebbe perso il posto di lavoro e la patente, attribuendo tale ultima conseguenza ad una potestà sua propria».
La versione del ragazzo, oggi ventottenne, trova conferma in una registrazione audio dallo stesso fatta di nascosto durante l'interrogatorio subìto nella sede della polizia locale di Mira, grazie alla quale si possono ascoltare minacce e offese; audio di cui esiste anche una trascrizione. Al giovane, che non era indagato, né sospettato di spacciare, e non aveva neppure precedenti per altre vicende di natura penale, fu detto: «Tu non hai nessun diritto». E ancora: «Se urli ti faccio diventare piccolo così».