VENEZIA - MESTRE - Il prologo sarà a Forte Marghera, l'ex insediamento militare ottocentesco sulla gronda lagunare diventato uno straordinario parco cittadino. Tra casamatte e ex polveriere, la Biennale Architettura festeggerà la sua maturità spegnendo diciotto candeline. Qui, la curatrice, l'anglo-ghanese Leskey Lokko, insieme al presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, taglierà il nastro dell'edizione intitolata "Il laboratorio del futuro». Appuntamento, quindi, martedì prossimo, alle 11, per l'apertura della mostra che, dopo il prologo mestrino con la visita all'installazione "Sweet Water Foundation" dell'«urban designer» di Emmanuel Pratt che, con la sua opera, propone soluzione di ricostruzione ambientale in una cornice di vicinato urbano, entrerà pienamente nel clima di Biennale Architettura con tre giorni di "vernissage" mercoledì 17, giovedì 18 e venerdì 19 maggio, raggiungendo il clou con l'apertura del Padiglione Italia alle Gagiadre dell'Arsenale con la presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e sabato la cerimonia di premiazione a Ca' Giustinian, la sede della Fondazione Biennale.
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Una mostra faraonica che aprirà i battenti al pubblico dal 20 maggio fino al 26 novembre con 64 partecipazioni nazionali: 27 rappresentanze ai Giardini di Sant'Elena; 22 alle corderie dell'Arsenale e 14 distribuite in città.
CULTURA FLUIDA
Nel complesso l'edizione "Il laboratorio del futuro" si dividerà in sei sezioni e vedrà in passerella 89 artisti di cui oltre la metà provenienti dall'Africa e dalla diaspora africana. L'età media dei partecipanti è di 43 anni, e anche la parità di genere è stata rispettata. Quasi la metà dei partecipanti proviene da studi professionali a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone. «Per la prima volta - spiega Lesley Lokko - i riflettori sono puntati sull'Africa, su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo intero. Che cosa vogliamo dire? In che modo ciò che diremo cambierà qualcosa? Al Padiglione centrale ai Giardini, sedici studi professionali rappresenteranno il "distillato" della produzione africana affrontando temi come il cambiamento climatico, la decarbonizzazione e la decolonizzazione.
ASPETTI SPECIALI
«Un laboratorio del futuro - sottolinea il presidente Roberto Cicutto, prendendo spunto dal titolo della mostra - non può prescindere da un punto di partenza; quello che invoca l'ascolto di fasce di umanità lasciate fuori dal dibattito, aprendosi a lingue "zittite" per molto tempo da quelle dominanti. Dare voce a tutto questo è e deve essere il compito della Biennale». Architettura sarà arricchita anche dall'esposizione al Padiglione Venezia a cura del Comune e dal Padiglione delle Arti applicate dove in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra verrà presentato il "Progetto speciale" dedicato al "Modernismo tropicale. Architettura e potere in Africa Occidentale a cura di Christopher Turner, con Nana Biamah Ofusu e Bushra Mohamed. Non mancheranno nemmeno le tappe educative attraverso le Biennali sessions per l'Università, i college allestiti da Ca' Giustinian e gli "educational" che grande interesse hanno sempre dimostrato tra il pubblico se è vero che, tra Biennale Arte e Architettura, ci sono state oltre 110 mila adesioni, di cui oltre la metà giovani.