C'è la corsa per avere "le mani" di Quinn rimosse da Ca' Sagredo

Domenica 22 Aprile 2018 di Giorgia Pradolin
C'è la corsa per avere "le mani" di Quinn rimosse da Ca' Sagredo
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VENEZIA
Se Venezia non le vorrà più se le prenderà il Peggy Guggenheim Museum di New York o il Comune di Pisa.
Ci sono già dei candidati per accaparrarsi Le mani di Quinn che in Canal Grande hanno le ore contate.
La Soprintendenza non ha concesso ulteriori proroghe per l'opera d'arte: il 30 aprile dovranno essere smantellate dall'Hotel Ca' Sagredo. Il motivo è semplice: lasciarle significherebbe creare un pericoloso precedente, impattante, se pur artistico, nell'arteria acquea più trafficata e tutelata di Venezia.

I VENEZIANI
L'opera piace non solo ai turisti ma anche ai veneziani, oltre il 70% degli utenti che hanno partecipato al sondaggio sul sito de Il Gazzettino vogliono che rimanga al suo posto. La scultura era arrivata ad aprile scorso, con un evento collaterale della Biennale d'Arte che aveva ottenuto il patrocinio del Comune, ma ora dovrà sloggiare entro 10 giorni. Troppo impattante per restare sul Canal Grande. Diversamente era accaduto con la statua de Il ragazzo con la rana della Fondazione Pinault che in punta della Dogana è rimasta, nonostante le polemiche, per circa quattro anni, da giugno 2009 a maggio 2013. Le mani di Quinn hanno ottenuto un grande successo a Venezia, eppure inizialmente erano state bocciate dalla Biennale D'Arte e dalla Soprintendenza che non la volevano né dal punto di vista artistico né tecnico. «E' stata inizialmente respinta - spiega Lorenza Lain, direttore del Ca' Sagredo Hotel - ma quando è stata patrocinata dal Comune e siamo riusciti a metterla in acqua, siamo stati travolti dal successo». Lain è, assieme allo scultore Quinn, l'ideatrice e la promotrice dell'opera che è stata realizzata su misura per il suo albergo. «La differenza con Il ragazzo con la rana - aggiunge - è che chi la promuove, Ca' Sagredo, è un hotel e non una fondazione che si occupa primariamente di attività culturali. C'è una preclusione di queste attività per i luoghi diversi da quelli deputati all'arte. Ma anche per noi che ci occupiamo di ospitalità è fondamentale conservare e promuovere la cultura. Siamo comunque riconoscenti alla Soprintendenza - prosegue - che ci ha concesso di esporla fino ad ora».
L'opera, spiega Lain, sarà probabilmente portata in un magazzino a Marghera, ma se non si apriranno le porte di esposizioni o musei interessati ad ospitarla in laguna, volerà in America. «Il Peggy Guggenheim Museum di New York brama per averla - conclude Lain - ma vorremmo che trovasse casa a Venezia. Se non può restare nell'acqua, almeno in qualche museo».

L'ARTISTA
Le mani nascono con l'intento, simbolico, di «Proteggere il palazzo - spiega Lorenzo Quinn - e in generale i nostri beni culturali, in una città importante come Venezia e a rischio per i cambiamenti climatici».
Lo scultore vive a Barcellona ma ha radici in laguna, figlio dell'attore Anthony Queen e di madre veneziana. E qui vorrebbe che la sua creatura rimanesse. «L'opera è nata per Venezia e siamo grati alle istituzioni che ci hanno consentito di esporla - spiega - abbiamo avuto varie richieste ed interessamenti, dalla Guggenheim a New York e dal Comune di Pisa». Per il momento però, Quinn non sa dove sarà temporaneamnete parcheggiata. «E' rimasta molto in acqua e necessita di un restauro - spiega l'artista - è composta di una resina, la stessa utilizzata per gli scafi delle imbarcazioni. Prima di portarla via attendiamo di vedere cosa decide Venezia, se tenerla, come speriamo, oppure no». 
Ieri lo scultore ha condiviso sulla sua pagina Facebook il sondaggio online de Il Gazzettino per testare l'opinione dei cittadini sulla permanenza dell'opera d'arte in laguna. Ieri mattina circa il 60% degli utenti aveva espresso, attraverso il sondaggio, il desiderio che le manone restassero dove sono, e già nel pomeriggio la percentuale di chi non vuole vederle andar via è lievitata al 78%.
Giorgia Pradolin
Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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