Caro prezzi. Ciliegie a 20 euro al chilo: «Raccolta danneggiata da freddo, pioggia e insetti»

Sabato 11 Maggio 2024 di Angela Pederiva
Ciliegie, raccolto danneggiato

VENEZIA - In un supermercato di Mestre in questi giorni le ciliegie sono in vendita a 20 euro al chilo.

Sono quelle provenienti dalla Puglia, ma l’andamento stagionale non sembra promettere prezzi contenuti nemmeno per la produzione del Nordest, vista la contrazione dell’offerta causata dalle condizioni meteorologiche di questa strana primavera. «Le piogge continue tra aprile e maggio hanno causato un danno elevato alle varietà precoci, con la spaccatura di gran parte dei frutti», avverte infatti Confagricoltura Veneto, a dieci giorni dall’inizio della raccolta.

LA FIORITURA

L’avvio dell’attività è previsto a partire dal 20 maggio, ma le perdite si annunciano già consistenti. «Avremmo dovuto iniziare qualche giorno prima grazie all’inverno mite, che ha portato ad una fioritura precoce – dice Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori dell’associazione di categoria–. Invece le piogge e le bagnature prolungate, aggravate dal freddo anomalo per la stagione, ha causato il fenomeno del cracking in moltissimi frutti». Si tratta del cosiddetto “spacco”: è la rottura dell’epidermide della ciliegia, determinata sia dalle eccessive pressioni interne, sia dall’indebolimento della buccia dovuto alle micro-fessurazioni, due concause provocate dal sovra-assorbimento dell’acqua che si verifica quando le precipitazioni sono abbondanti nel periodo precedente alla raccolta. Aggiunge la rappresentante di Confagricoltura Veneto: «Per ora le varietà tardive si salvano, essendo arretrata la fase di maturazione, ma bisogna sperare che il tempo di sistemi e si comincino a vedere giornate calde e soleggiate. Se, invece, dovesse continuare a piovere, andremmo incontro allo stesso problema anche per queste varietà». Per la prossima settimana è attesa una nuova perturbazione. Il timore dei produttori è acuito dal fatto che il maltempo potrebbe agevolare la proliferazione della Drosophila suzukii, insetto originario del Sudest asiatico, accusato di compiere stragi nei frutteti. «Il moscerino ama l’umidità – spiega Aldegheri – e proprio per questo si è diffuso rapidamente nella pianura padana. Attualmente danni da Drosophila non se ne vedono, ma occorre prestare molta attenzione, perché l’insetto depone le uova proprio dentro ai frutti crepati. Le buone pratiche indicherebbero, perciò, di raccogliere la frutta anche se non è commerciabile, ma i costi riguardanti quella delle ciliegie sono talmente alti da indurre i frutticoltori a lasciare i frutti invendibili sugli alberi». Con tutte le relative conseguenze negative, come si è visto lo scorso anno, mentre il maggio precedente era stato caldo e asciutto.

GLI ETTARI

Non a caso, secondo i dati di Veneto Agricoltura, le coltivazioni a ciliegio sul territorio regionale si sono ridotte nel 2023, scendendo a 1.747 ettari (-8,1% rispetto al 2022). La maggior parte della produzione si concentra nel Veronese (1.328 ettari, -9,5%), davanti a Vicenza (241 ettari, -5,1%) e Treviso (117 ettari, 6,4%). L’anno scorso la produzione di ciliegie è stata stimata in 10.747 tonnellate, con una diminuzione del 13% rispetto alla stagione precedente. Di fronte a tutti questi dati e problemi, è concreto il rischio che i prezzi possano impennarsi. Il riscontro dei 2 euro all’etto nella grande distribuzione è probabilmente un esempio limite, ma anche in Romagna un paio di settimane fa le ciliegie pugliesi venivano vendute a 17 euro. Peraltro a costare parecchio, annota Confagricoltura Veneto, sono pure le coperture antipioggia con cui i frutticoltori cercano di cautelarsi, «che non sono comunque risolutive al cento per cento, in quanto le ciliegie non temono solo la pioggia, ma anche la semplice umidità». 

Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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