Gli intrighi in Toscana: l'incredibile parabola di Bianca Cappello

Lunedì 20 Novembre 2017 di Alberto Toso Fei
Bianca Cappello in un disegno di Matteo Bergamelli
Da vergogna della sua famiglia a granduchessa di Toscana e “figlia ideale” di Venezia, nell'arco di pochi anni. La parabola di Bianca Cappello è così incredibile da sembrare una sceneggiatura; la figlia di Bartolomeo Cappello e Bianca Morosini, nata nel 1548 nella casa di famiglia a Sant'Aponal, è stata infatti una delle donne dalla vita più singolare che la storia della Serenissima possa ricordare.

Raffinata, di una bellezza delicata, Bianca aveva 15 anni quando, innamorata perdutamente del giovane fiorentino Pietro Bonaventuri – che l’aveva a lungo corteggiata dalle finestre di fronte, oltre il canale – decise di fuggire con lui, tenendo ovviamente all’oscuro la famiglia dei suoi piani. Era la notte del 28 novembre 1563. Al padre Bartolomeo bastò solo qualche ora per ripudiare quella figlia svergognata, inducendo il Consiglio dei Dieci ad aprire un processo. La sentenza degli Avogadori di Comun fu di bando per i due giovani. Non solo: fu imposta una taglia a favore di chi avesse consegnato alla giustizia o avesse ammazzato il “rapitore”. Che, se non era tale, sicuramente non era stato completamente sincero con la ragazza, facendole credere di vivere in condizioni economiche migliori di quelle in cui si trovava realmente: le aveva lasciato intendere di essere un banchiere fiorentino, e invece per i veri banchieri lui lavorava soltanto. Bianca, nella fuga, gli aveva affidato a cuor leggero i preziosi gioielli della sua dote. A Firenze, comunque, i due si sposarono, e Bianca – che da Pietro ebbe una figlia, Pellegrina – dovette adattarsi alla sua nuova vita col marito, che versava in cattive condizioni finanziarie.

Fu in quel periodo che Francesco De' Medici, figlio del granduca Cosimo, conobbe Bianca e se ne innamorò perdutamente. Fece di lei una damigella di corte e del marito il suo guardarobiere; quando infine succedette al padre sul trono di Toscana, nel 1574, condusse Bianca in un suo palazzo, e la fece comparire pubblicamente a tutte le feste, quantunque l’arciduchessa Giovanna d’Austria, sua moglie, se ne lamentasse acerbamente. Bianca maturò in fretta, imparando bene la sua lezione: la vita non era stata fino a quel momento quel giardino di rose che si era inizialmente prospettato; o meglio: di quelle rose aveva conosciuto soprattutto le spine. Era ora di cambiare registro. Pietro Bonaventuri fu assassinato (si dice) per opera della famiglia di una sua amante, Cassandra Ricci Bongiovanni, uccisa assieme a lui; allora anche la tresca tra la veneziana e il granduca non ebbe più ritegno di sorta: Bianca sosteneva in pubblico i diritti di moglie del granduca. E quando la granduchessa Giovanna morì, nel 1578, la veneziana seppe operare in modo da farsi sposare da Francesco. La signoria di Venezia ne fu formalmente avvisata e, su richiesta dello stesso granduca di Toscana (e con non poco opportunismo politico) il bando emesso contro la donna fu trasformato in una solenne proclamazione di Bianca a “vera e particolar figliuola della Repubblica”.

Era il 1579: erano trascorsi sedici anni da quella notte di novembre. Circostanze fortunate, e favorevoli solo in apparenza: Bianca visse odiata dai fiorentini, ai quali tentò di dare un erede al trono granducale nel figlio di una serva, fatto credere frutto dei suoi amori col granduca; Antonio, questo era il suo nome, era forse davvero figlio di Francesco, ma non della veneziana. Il popolo fiorentino canticchiava un versetto che da solo ne racconta il sentimento: “Il Granduca di Toscana / ha sposato una puttana / Gentildonna Veneziana”. Morì a Poggio a Caiano a distanza di poche ore da Francesco, il 20 ottobre 1587, probabilmente per mano del fratello del granduca, il cardinale Ferdinando De Medici, che fece offrire ai due una torta all’arsenico dopo una battuta di caccia (anche se teorie più recenti parlano di malaria). Marito e moglie ebbero un’agonia di undici giorni, e spirarono a poche ore di distanza senza sapere nulla l’uno dell’altra. Bianca Cappello non fu sepolta nella tomba di famiglia dei nobili fiorentini.
A Venezia fu vietato il lutto per la sua morte.
Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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