SAN DONÀ - Dopo oltre settant'anni di vita dedicata all'arte Adriano Pavan se n'è andato.
LA CARRIERA
Quella di Adriano Pavan è stata una lunga storia di vita e d'amore con l'arte e per l'arte. Tutto è iniziato in modo quasi casuale: a 13 anni, durante la convalescenza dopo un grave incidente, mentre traccia sul muro di casa con l'asticciola di "carbon dolce" figure di personaggi visti lungo le rive del Piave, capisce che quella sarà la sua strada. Da lì in poi è un crescendo, tra concorsi e collettive, da quando ha appena 16 anni. Nel 1954 allestisce la sua prima mostra personale a San Donà, nei locali dell'allora Caffè Grande di piazza Indipendenza, allora unica sede per mostre d'arte. Nel 1955, in occasione di una personale a Cortina, incontra e viene incoraggiato da Massimo Campigli. Nel 1956, a Milano, conosce il critico d'arte Mario Portalupi che scrive e pubblica una monografia dal titolo "Adriano Pavan, pittore del Piave", edita da Bino Rebellato nel 1961. Nel 1970 la sua prima personale milanese al San Babila. I critici parlano di lui come "del giovane pittore più premiato d'Italia". Nel 1982 entra a far parte del gruppo della rivista d'arte D'Ars di Milano, che gli organizza personali in tutta Italia. Sue opere di grafica sono presenti in tutto il mondo, da Mosca a New York, da Madrid a Stoccolma, Parigi. Da ricordare anche le sue passioni per la fotografia e il cinema. L'ultima sua mostra a San Donà è datata 2019, dal titolo "Alberi nella luce".
I RICORDI
«Un signore d'altri tempi ha commentato l'ex sindaco Andrea Cereser , grande e umile al tempo stesso. Artista vero della nostra terra che ha saputo raccontare e descrivere con colori e forme mai banali, capaci di colpire e fissarsi nella memoria. Ci mancherà la sua dolcezza». Gli fa eco Alberto Teso, attuale primo cittadino: «Dopo Vittorio Rorato e Cesco Magnolato ci ha lasciati un altro degli ultimi grandi maestri della pittura sandonatese, che ha immortalato, attraverso le sue tele, i verdi paesaggi del Piave, protagonista indiscusso della sua ricerca artistica. Instancabile promotore della pittura e della cultura sandonatese». «Credo - dice la nipote Alessia - che le nuove generazioni di sandonatesi non sappiano quanto grande fosse questo artista loro concittadino. Ma mio zio ha continuato fino all'ultimo anche per loro a tradurre in colori ed emozioni tutta la meraviglia del nostro fiume. Noi siamo gente di fiume, è questo il nostro indelebile segno distintivo».
L'ultimo saluto sabato, alle 15,30, in Duomo a San Donà.