Investito vicino al casello, sciacallo soccorso e curato dai veterinari

Martedì 12 Marzo 2019 di Camilla De Mori
Investito vicino al casello, sciacallo soccorso e curato dai veterinari
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Un altro sciacallo investito in Friuli. L'animale ferito è stato ritrovato da un passante che ieri lo ha visto in un campo 400 metri a sud-ovest del caselloGemona-Osoppo e subito ha avvisato il Servizio di recupero fauna   selvatica di Campoformido. Come spiega Luca Lapini, zoologo del Museo friulano di storia naturale di Udine, nella zona sono frequenti. «Anche il 23 febbraio scorso c'è stato l'investimento di uno sciacallo lungo l'autostrada in Comune di Gemona». L'esemplare travolto ieri è «un giovane maschio». Ieri pomeriggio il veterinario ha avviato la terapia: «Vediamo come reagisce l'animale», dice Lapini.

Gli investimenti degli sciacalli sono uno dei problemi maggiori con cui deve fare i conti questa specie in Italia: la mortalità stradale, secondo uno studio del 2018 realizzato con Angelo Leandro Dreon, Mauro Caldana, Marco Luca e Marta Villa, «ha portato nel complesso alla perdita di più di trenta esemplari, una decina soltanto nel corso del 2018». Gli animali che finiscono travolti dalle auto sono soprattutto giovani maschi o cuccioli nati durante l'anno, ma la morte per investimento, nel tempo, ha riguardato anche femmine che allattavano sul Carso triestino e maschi di 5-6 anni sul Carso isontino. A minacciare la conservazione dello sciacallo che, ricorda Lapini, «allo stato attuale delle conoscenze è il più raro carnivoro italiano dopo la lince», sono anche gli episodi di avvelenamento (a maggio-giugno 2018 due cuccioli sul Carso Isontino sono stati uccisi da quaglie avvelenate) e di bracconaggio. Ma non mancano i casi di abbattimenti per errore durante la caccia alla volpe. Ma i problemi della specie, sottolineano gli autori dello studio, «sono legati soprattutto alla percezione negativa da parte del pubblico, fatto che porta a frequenti conflitti locali». I ricercatori citano, per esempio, il caso della razzia in un pollaio del Carso isontino di una volpe scambiata per uno sciacallo, che ha scatenato roventi polemiche.

In Italia le presenze complessive, secondo i dati ufficiali pubblicati lo scorso autunno (e riportati nella ricerca su Canis aureus in Italia realizzata dallo stesso Lapini con altri autori appena citata) «devono essere prudentemente stimate in 30-50 esemplari, diffusi in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia ed Emilia Romagna». Dall'epoca dello studio ad oggi, però, a quei numeri vanno aggiunti «almeno 15 esemplari scoperti fra fine 2018 e inizio 2019». La popolazione più rappresentativa di sciacalli si trova proprio in Friuli, dove si stimano almeno una trentina di animali. In tutto il Paese ci sarebbero, sempre secondo i dati di novembre, dai 6 ai 10 diversi gruppi riproduttivi, cui se ne sono aggiunti altri tre fra fine 2018 e inizio 2019. Il primo baby sciacallo di cui si ha notizia in Italia è venuto al mondo proprio in Friuli: nel 1985 nell'alta pianura udinese è avvenuta la prima riproduzione italiana e proprio a 5 chilometri dallo stesso luogo nel 2018 ne è avvenuta una delle ultime registrate l'anno scorso.
Camilla De Mori
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Ultimo aggiornamento: 19:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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