Iaquinta alle Iene: «Al McDonald's mi hanno chiamato mafioso, ero con i bambini»

Domenica 4 Novembre 2018 di Simone Pierini
Iaquinta alle Iene dopo la condanna: «Al McDonald's mi hanno chiamato mafioso, ero con i bambini»

Vincenzo Iaquinta - ex bomber azzurro di Udinese e Juventus - parla alle Iene Show dopo la condanna: «Al McDonald's mi hanno chiamato "mafioso" ed ero con i miei bambini». E ancora: «A me non ha facilitato nulla... Perché non ho bisogno della 'Ndrangheta. Io ho guadagnato dei soldi, secondo te ho bisogno dei soldi della 'Ndrangheta o mio padre aveva bisogno dei soldi della 'Ndrangheta, ma stiamo scherzando?».

Dice l'ex attaccante della Nazionale campione del mondo nel 2006 nel'intervista in onda in prima serata su Italia 1 a pochi giorni dalla condanna a due anni per mancata custodia di armi nel maxi-processo di 'Ndrangheta Aemilia inflitta dal tribunale di Reggio Emilia.

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Il padre, Giuseppe, ha avuto una condanna a 19 anni per associazione mafiosa ed è stato portato in carcere. «Dopo una condanna di primo grado - ha domandato Iaquinta - già in carcere? Non lo so perché questo accanimento contro di noi, non lo so. Non è emerso niente su mio padre, che poteva esserci una associazione, non è emerso niente».

«Può essere che questo processo se ci fosse stata l'assoluzione poteva cadere perché non c'era più un'immagine per i media, perchè lo stiamo tenendo su noi questo processo. Ci sono state non so quante condanne, 100 e passa ieri (119 le condanne, ndr.) e hanno parlato solo di Giuseppe e Vincenzo Iaquinta. A essere famosi ci sono i pro e i contro», aggiunge a Giulio Golia l'ex attaccante. «Maledizione, è la cosa più brutta che ti può capitare. Un giorno mi sono fermato al McDonald's e una signorina alla cassa mi ha riconosciuto: "Ah c'è Iaquinta". E quello che lavava i piatti ha detto: "Ah quel mafioso". E io avevo i bambini in macchina capito?».



La gente, ha detto in un altro passaggio dell'intervista, «deve capire da dove siamo partiti anche noi. Abbiamo altri due gradi giudizio e la verità deve venire fuori, per forza. Ho fiducia nella giustizia». Originario di Cutro, imprenditore, il padre di Iaquinta, è emerso dal processo, ha partecipato a cene con persone vicine alla cosca. Perché? «Perché una volta gli dici di no, la seconda gli dici di no, venti volte gli dici di no, poi ci devi andare. Quello può dire 'perché non viene da me? Che paura ha?'. È un'offesa per loro e poi ci vai. Mio cugino - ha proseguito - si è sposato la figlia di Grande Aracri (boss della 'ndrangheta, ndr), mio padre e mia madre sono stati invitati a questo matrimonio e ci sono andati, basta. Per rispetto in Calabria si va ai funerali e si va ai matrimoni». Le persone che conoscevano tuo padre tu le conoscevi? «Certo che le conoscevo, ma conoscere queste persone non vuol dire che io sia 'ndranghetista. Ma stiamo scherzando?»

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 23:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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