Tappa del Giro d'Italia sul Lussari e strada asfaltata: spunta la Corte dei Conti

Le associazioni ambientaliste: "Se hanno usato i soldi Vaja faremo segnalazione"

Domenica 11 Dicembre 2022 di Loris Del Frate
Tappa Giro d'Italia sul Lussari, polemica
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Non hanno dubbi al Wwf: la cementificazione di quel tratto di strada sterrata che dai prati Oitzinger porta dopo quattro chilometri e mezzo al santuario del Lussari non solo è stato uno scempio a uno dei paesaggi più belli del Friuli Venezia Giulia, ma quell’asfalto, seppur degradabile è stato piazzato solo per far arrivare il prossimo maggio la penultima tappa del Giro d’Italia in quel posto da fiaba. «Altro che necessità di mettere in scurezza il sito - spiega Maurizio Fermeglia, responsabile regionale del Wwf - c’era sin dall’inizio la volontà di far arrivare lassù i ciclisti in barba all’ambiente.

E lo possiamo anche dimostrare».


LA NOVITÀ
Che le associazioni ambientaliste avessero già cercato in tutti i modi di bloccare la cementificazione della carrareccia del Lussari non è certo una novità. Così come è assodato il fatto che i lavori siano stati fatti dalla protezione civile con un intervento d’urgenza per mettere in sicurezza il territorio. Ora, però, potrebbe aprirsi un altro capitolo e la questione potrebbe pure finire alla Corte dei Conti. Per ora.


IL SOPRALLUOGO
Alcuni giorni fa, prima che nevicasse, Wwf e altre associazioni hanno deciso di fare una sorta di “ispezione” lungo la strada del Lussari già cementata. Proprio da questo sopralluogo sarebbero affiorate - secondo gli ambientalisti - le problematiche con la possibilità di giocare l’ultima carta per evitare il passaggio della penultima tappa del giro. La Corte dei Conti, appunto. «Se si decide di fare un intervento in emergenza per mettere in sicurezza un ambiente che ha avuto problemi idrogeologici - va avanti il “capo” del Wwf regionale - si devono fare delle opere di un certo tipo. Ebbene, dal sopralluogo è emerso che l’unico intervento realizzato è stato quello di lastricare con il cemento la strada. Null’altro. Le pareti non sono state messe in sicurezza, massi e frane possono cadere in un qualsiasi momento. Nessuna rete, nessun consolidamento delle pareti. Nulla di nulla. Mi pare che questo sia un segnale chiaro della sola volontà di far arrivare le biciclette del giro d’Italia sino al Lussari. Questo - va avanti - si lega al anche al fatto che sono stati omessi i lavori per garantire la sicurezza al sito e sarà uno dei punti che porteremo avanti nelle nostre rimostranze».


IL FINANZIAMENTO
Ma è la storia del finanziamento che - se confermata - potrebbe essere il grimaldello in mano alle associazioni. «Abbiamo saputo da varie fonti che i soldi del finanziamento per mettere in sicurezza il sito sarebbero arrivati dagli stanziamenti legati a Vaja. Naturalmente verificheremo, ma se così fosse potrebbe esserci lavoro, a nostro avviso, per la Corte dei Conti perchè quella zona con Vaja non ha nulla a che fare. Chiederemo un accesso agli atti - va avanti - e se risulterà effettivamente questa cosa presenteremo una segnalazione alla Corte dei conti perchè sarebbero stati dirottati soldi per un’area non interessata dalla tempesta Vaja. Come ho già detto, faremo tutte le verifiche del caso, poi procederemo».


LE PROBLEMATICHE
Ma non è ancora finita. Oltre al fatto che per le associazioni ambientaliste caduta di massi e frane non sono state messe in sicurezza, c’è un altro problema serio. Le canalette a fianco della strada necessarie a far drenare l’acqua. «Quelle canalette - spiega Fermeglia - sono state chiuse con una lamina in ferro. Ovviamente il buco sulla strada, come avrebbe dovuto essere, era un impedimento per i ciclisti che potevano cadere o bucare le gomme. Altro segno evidente che la cementificazione serviva solo per le far arrivare le biciclette. Devo anche dire che le foglie hanno già ricoperto il ferro sopra le canalette e senza lo scolo dell’acqua quel cemento durerà poco. A maggio i ciclisti arriveranno in cima, ma penso che andrà in pezzi poco tempo dopo».


I SERVIZI
Ultimo punto non certo trascurabile, come accogliere gli appassionati che sulla salita del Lussari saranno in tantissimi? «Ce lo chiediamo anche noi. Con un afflusso di 30 - 35 mila persone tutto diventa pericoloso, dall’incolumità personale a quella ambientale. Noi cercheremo di fare il possibile per evitare il doppio scempio, ma se non ci riusciremo saremo certamente sul Lussari il giorno della tappa. Ma a protestare».
 

Ultimo aggiornamento: 13:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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