UDINE - In Friuli Venezia Giulia, secondo il Piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, se le temperature continueranno ad aumentare, nessuna delle stazioni sciistiche avrebbe una copertura nevosa naturale sufficiente a garantire la stagione e il Trentino ne perderebbe un terzo. È quanto mette a fuoco lo speciale Rapporto «Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia», un’iniziativa del network Italy For Climate (IFC) per lo sviluppo sostenibile in partnership con Enea, Ispra ed Rse che è stata presentata ieri a Roma.
ADDIO SCI
Le previsioni che riguardano le sorti delle stazioni sciistiche sono analizzate con attenzione in una regione come il Friuli Venezia Giulia che ne conta ben sei: Piancavallo, Sappada, Ravascletto-Zoncolan, Forni di Sopra, Tarvisio e Sella Nevea. È la Regione Fvg a gestire, attraverso Promoturismo Fvg, gli impianti di risalita e il demanio sciabile, ma si sa che il calo di neve non è una sola questione di impianti. A essere interessata dal fenomeno è l’intera economia invernale della montagna. L’allerta contenuta nel Rapporto non mette però in ansia coloro che in montagna vivono anche delle attività legate alla stagionalità turistica. Come l’imprenditore tarvisiano e vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Stefano Mazzolini. «Le piste dei poli sciistici regionali sono per la gran parte in ombra e ormai da anni e anni le inneviamo – premette -. A memoria ricordo solo la stagione invernale del 2006 con nevicate così abbondanti da non rendere necessario l’utilizzo dell’innevamento artificiale». Mazzolini ricostruisce l’attivismo di una montagna che ha imparato a fare i conti con stagioni invernali sempre più brevi ¬ - «da dicembre a metà marzo» - e stagioni primaverili-estive sempre più lunghe, ma ciò non significa cancellare l’impegno per mantenere impianti e piste. «La Regione deve continuare a investire – sottolinea -, perché in questi anni abbiamo fatto passi importantissimi per garantire un innevamento sostenibile sia per costi energetici che dell’utilizzo d’acqua». Mazzolini si muove su un terreno che gli è congeniale essendo stato presidente di Promotur. «A Piancavallo, per esempio, il bacino da cui si attinge per creare la neve artificiale raccoglie le acque piovane dei tetti e quelli che scolano dai parcheggi».
LE ALLUVIONI
Altro fronte su cui si è concentrato il rapporto è quello relativo al pericolo di alluvioni: «La crisi climatica, oltre ai danni provocati dal riscaldamento e dall’aumento medio delle temperature, provoca anche l’aumento dell’intensità e della frequenza di precipitazioni eccezionali, come quello recente dell’Emilia Romagna». E il rapporto include tra le aree a maggior rischio di alluvione in Italia, oltre all’Emilia-Romagna, anche il Veneto (in seconda posizione), la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, Toscana e Lombardia. «In quasi tutte queste Regioni il livello di cementificazione del territorio e molto alto».