La Regione taglia le pensioni d'oro
di ex presidenti, assessori e consiglieri

Giovedì 8 Novembre 2018
La Regione taglia le pensioni d'oro di ex presidenti, assessori e consiglieri
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TRIESTE - Il Consiglio regionale si prepara a tagliare i 190 vitalizi degli ex presidenti, assessori e consiglieri: la norma sarà inserita in queste settimane nella prossima legge di stabilità per il 2019 e imporrà un'operazione di ricalcolo dei trattamenti sulla base del sistema contributivo, ossia del versato effettivo. Contestualmente, cesserà la riduzione temporanea degli assegni stabilita dalla maggioranza della precedente legislatura, a trazione Centrosinistra, ma rinnovata dal Centrodestra fino al 31 dicembre prossimo.
 
L'operazione, spiegata al Gazzettino dal presidente del Consiglio regionale Pietro Mauro Zanin (Forza Italia), è dovuta alla previsione della manovra nazionale varata dal Governo pentaleghista: le Regioni (comprese quelle speciali come il Friuli Venezia Giulia) avranno tempo fino alla fine di aprile per adeguarsi, pena la riduzione dell'80% dei trasferimenti erariali. Ciò potrebbe significare una ruvida contrazione delle quote di gettito spettanti al Fvg, anche se i dubbi e le impraticabilità non mancano.
ESCLUSIONIInnanzitutto la stessa bozza della legge di Bilancio nazionale, che ora deve passare il vaglio e le probabili modifiche in sede parlamentare prima di assurgere al rango di norma vigente, esclude dai tagli alcune voci decisive dei conti regionali: la Sanità, l'assistenza sociale, i fondi per la non autosufficienza e il trasporto pubblico locale. In alcune regioni, come il Veneto, queste voci da sole valgono oltre l'80% della spesa complessiva. In Fvg Sanità e sociale insieme sfiorano i 3 miliardi di euro sui 5,5 di disponibilità generale, senza contare il trasporto pubblico che pesa per oltre 300 milioni all'anno e la circostanza sfavorevole che la spesa rigida della Regione, ovvero le uscite strutturali, lascia uno spazio di spesa libera inferiore al 20%.
IMPUGNAZIONII ricorsi non mancheranno, ma con una condizione particolare: gli ex parlamentari che intendano impugnare i tagli decisi a livello nazionale per la Camera (e prevedibilmente per il Senato) possono ricorrere alla giustizia amministrativa contro le deliberazioni degli Uffici di presidenza delle due Camere. Invece gli ex consiglieri regionali non hanno tale opportunità, poiché i tagli saranno stabiliti in forza di legge locale che discende da norma di finanza pubblica nazionale. E' dunque possibile un ricorso alla magistratura amministrativa oppure ordinaria (se si protesti la violazione di un interesse legittimo o, rispettivamente, di un diritto soggettivo), ma solo per tentare in quella sede di convincere i magistrati a sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta. La Corte costituzionale, peraltro, potrebbe ribadire un principio già a suo tempo enunciato: i tagli sono legittimi a condizione che rispettino i crismi della provvisorietà e della proporzionalità: la Corte medesima ha stabilito a suo tempo che tale temporaneità sia equilibrata fino a un termine di cinque anni. Qui, invece, si parla di statuizioni definitive e dunque la parola dovrà necessariamente ritornare ai giudici delle leggi.
EFFETTI PRATICIZanin, tuttavia, basandosi su analisi fin qui svolte dagli uffici regionali, considera probabile che i nuovi tagli non superino in misura apprezzabile quelli, provvisori, attualmente in vigore. Le riduzioni temporanee, stabilite nel rispetto della progressività, vanno dal 6% (per assegni fino a 2mila euro lordi al mese) al 15% (oltre 6mila euro lordi), con la clausola aggiuntiva che se un politico percepisce anche un vitalizio parlamentare, allora la riduzione dell'assegno regionale viene praticata nella misura del 50%. E se, da un lato, figurava fra gli impegni elettorali del presidente Massimiliano Fedriga por mano in forma strutturale alla questione dei vitalizi, che costano circa 7 milioni di euro all'anno alle casse del Consiglio Fvg, adesso occorre passare alla concretezza delle azioni: Zanin chiarisce che «si dovrebbe trattare di contribuzioni figurative per la parte spettante al datore di lavoro, in questo caso la Regione stessa, e che le nuove regole varranno sia per gli ex che per i consiglieri e assessori attualmente in carica e quelli delle consiliature a venire».
REGOLE FAI DA TEEmerge anche un problema collaterale: finora i consiglieri regionali hanno pagato un'aliquota contributiva oscillante fra il 19% e il 23% delle loro competenze, tuttavia esiste una quota esente che dovrà essere gestita in modo da non prestare il fianco a nuove, possibili censure in sede giudiziaria. Un aspetto importante si richiama all'indeterminatezza della norma nazionale, così come è stata provvisoriamente scritta dal Governo in attesa del vaglio parlamentare: si parla genericamente di ricalcolo con il criterio contributivo, ma non si forniscono dettagli operativi su tale ricalcolo, cosicché ciascuna Regione potrà darsi regole tecniche specifiche conseguendo risultati differenti: chi taglierà di più, chi meno.
Maurizio Bait 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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