Batte il tumore al cervello e torna in campo ​a giocare: tutto lo stadio in piedi

Martedì 8 Gennaio 2019 di Michele Miriade
Damiano Zugno
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ISTRANA - Ha lottato come sa fare in campo, su ogni pallone, e dopo l’intervento chirurgico per asportare il tumore al cervello.




Damiano Zugno, 30 anni, capitano e difensore dell’Istrana e insegnante di storia e italiano all’istituto Galilei di Treviso, è ritornato in campo. Quattro mesi dopo, con l’abbraccio dei compagni, del pubblico e degli avversari del Noale, sua ex squadra dove aveva lasciato ottimi ricordi di calciatore (con la vittoria anche del trofeo Veneto di Promozione) e uomo. Come a Martellago, Mestre e ultimo lo Spinea.
 
LA MALATTIA
Nell’attuale campionato di Eccellenza, il secondo all’Istrana, Damiano Zugno aveva disputato solo la prima partita, il 9 settembre proprio contro il Noale. Poi un malore, mentre andava a scuola, il ricovero all’ospedale di Treviso, la triste sentenza e l’intervento chirurgico. Le terapie e cautamente la ripresa degli allenamenti confortato dai medici e venerdì l’idoneità da parte del Settore medicina dello sport dell’Ulss 2 guidata da Patrizio Sarto.

Zugno cosa ha provato nel ritornare in campo?
«Non ero certo di farlo, ma il mister (Bonaldo, ndr) portandomi in panchina mi aveva accennato che mi avrebbe fatto entrare anche se non avevo una partitella sulle gambe. Ed è stata un’emozione unica al 24’ della ripresa con l’abbraccio dei compagni di squadra, degli avversari, del pubblico, ospiti compresi, tutti in piedi. Un pomeriggio meraviglioso».

Un’assenza lunga che ha pesato?
«Certo. Abituato al campo tutte le domeniche e trovarmi fuori per quattro mesi. Ma quando i medici mi dissero che avrei potuto ritornare a giocare mi si è aperta davanti un’autostrada. Così ho ripreso gradualmente gli allenamenti. Sono felice non lo nascondo».

Compagni e società le sono stati vicini?
«Sempre. Fin dal primo momento. Istrana non mi ha fatto mancare il sostegno e gli input per lottare. Così domenica tutti in piedi: qualcosa di stupendo. Ho sentito il calore della gente».

Ora ritornerà ad essere il capitano?
«Forse, vediamo, ma non vorrei mancare di rispetto a Luca Doria che mi ha sostituito egregiamente. In squadra siamo più di uno in grado di fare il capitano».

Il suo lottare deve essere un segnale di incoraggiamento per altri?
«Certamente anche perché queste sono partite difficili da vincere e bisogna essere pronti a lottare con tenacia, come in campo. Mi piace vincere e lottare su ogni pallone, così ho fatto con la malattia e voglio che questo sia un segnale per tutti quei giocatori che per inforni e malattie devono lottare: bisogna crederci come in campo. La partita non è ovviamente ancora conclusa, sono ancora in terapia per uscirne del tutto».

Una doppia soddisfazione quindi domenica?
«Si per essere ritornato in campo e vinto la partita soffrendo. Non è stato facile, ma il calcio è anche questo come aver gettato via qualche pallone senza vergognarci».

Campionato apertissimo con la Luparense che ha rallentato, Liapiave e Mestre che corrono?
«Apertissimo e il Liapiave l’ho visto bene sul piano del gioco, arioso e intelligente e davanti Furlan che sa fare gol. Certo che Luparense e Mestre hanno qualcosa in più, in certi momenti sembrano fuori categoria».

Obiettivi dell’Istrana?
«Dopo la meravigliosa cavalcata dello scorso campionato ora dobbiamo raggiungere con umiltà e sacrificio quota 40 punti (ora sono 23 e 45 disponibili, ndr). Dobbiamo avere fondamenta solide per farlo, lottare e magari prenderci qualche soddisfazione».
Michele Miriade
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