RIESE PIO X - Pasta Zara potrà continuare a trattare con i creditori per raggiungere un accordo, senza che questi possano avviare procedure per il recupero forzoso di quanto spetta loro.
LA CRISI DEL 2018
Partita a fine XIX secolo come piccola ditta artigianale, Pasta Zara era via via cresciuta fino a diventare il secondo produttore italiano di pasta (con 400mila tonnellate annue, oltre ad altri generi alimentari) e il primo esportatore nel mondo del tipico alimento nazionale. Alla fine dello scorso decennio, però, era insorta la crisi, complici anche le svalutazioni delle partecipazioni nelle Popolari Venete. Travolta da una voragine finanziaria di quasi 300 milioni di euro di debiti lordi, nel 2018 l'industria guidata dalla famiglia Bragagnolo era stata costretta a chiedere il concordato preventivo. Nel 2020, il piano concordatario -con il relativo accordo con gli interessati per la restituzione di una percentuale del debito- è stato omologato dal Tribunale del capoluogo. Alcuni dei creditori che non si ritenevano soddisfatti da questo compromesso, in primis Banca Finint, Finanziaria Internazionale Sgr e Banco Tre Venezie, oltre a Sace, hanno però presentato ricorso e la Corte d'Appello ha dato loro ragione. Con una pronuncia con pochi precedenti, anche la Cassazione ha confermato la sentenza, di fatto cancellando i precedenti accordi. Il pastificio trevigiano ha dunque intrapreso la strada della composizione e ora, grazie alle misure protettive decise dal giudice, con i suoi