Raduna gli amici prima di morire: «Sciolgo gli ormeggi, volevo salutarvi»

Martedì 12 Marzo 2019 di Mauro Favaro
Mario Feltrin
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TREVISO - Ha rifiutato le terapie che gli sembravano eccessive rispetto al tempo che sentiva essergli rimasto. Ha detto sì solo alle cure palliative, per mettere da parte il dolore e vivere appieno gli ultimi istanti. E poi, assieme alla moglie Annalisa, ha chiamato tutti nella sua casa di Tarzo. Con un filo di voce ha telefonato agli amici dicendo che lui, da sempre appassionato di barche e mare, stava per sciogliere gli ormeggi, che stava per andarsene e che avrebbe voluto salutare gli amici per l'ultima volta di persona. Così è stato. In barba al tumore al pancreas, diagnosticato pochi mesi fa. La malattia ha tolto le forze a Mario Feltrin, storico avvocato della Provincia, non la tenacia, il coraggio e la voglia di decidere come vivere.
 
LA FINESi è spento poco dopo. Aveva 66 anni. «Ha voluto sistemare le cose senza lasciarle in sospeso - racconta chi l'ha conosciuto -. Aveva in sé la sintesi delle cose essenziali e importanti. È stato un vero punto di riferimento». Sabato gli è stato dato l'addio nella sala del commiato di Santa Bona. Una cerimonia di grande intensità, a tratti anche divertente, accompagnata dagli archi, violoncello e violino di Katya Bannik e Luise Antonello del conservatorio Steffani di Castelfranco. La folla si è accalcata anche oltre le porte d'ingresso. Mario era figlio di Piero Feltrin, presidente della Regione tra il 1972 e il 1973 e per anni sindaco di Oderzo, e fratello di Paolo, politologo, Roberto e Luisa. Nella sua vita non c'era solo il lavoro di legale. Aveva giocato a rugby e allenato le giovanili dell'Opitergino. Aveva insegnato ai ragazzi con disabilità del centro di formazione professionale di Lancenigo, applicando nuovi progetti di riabilitazione. Una volta ottenuta l'abilitazione forense, dedicò molto tempo alle cause pro bono.
IL RICORDO«L'essenziale è invisibile agli occhi», ha ricordato sabato la moglie Annalisa attraverso un brano tratto da Il piccolo principe, letto per lei da Chiara Casarin. Molti hanno voluto dirgli addio ricordando meravigliosi pezzi di vita trascorsi assieme: Titta Tiziano Casagrande con i suoi racconti di traversate marine e di episodi sportivi condivisi con l'amico Joseph Rossetto del Rugby di Oderzo, le arrampicate sul Monte Bianco e altre montagne con l'amico Vincenzo Muzi, soprannominato Orbo, gli equipaggi di fortuna ma pieni di avventura raccontati da Francesco Albrizio, i progetti formativi con i giovani disabili condivisi con l'amico Piero Muraro, lo studio e la pratica da avvocato spalla a spalla con la collega Anna Cecconato e le parole di Laura Tonon, sua assistente negli ultimi mesi di lavoro. Poi Ana Kukkoli, arrivata da Barcellona per dire poche emozionate parole. E i nipoti, orgogliosi e fieri dello zio. C'erano anche gli abitanti del borgo di Castagnera Alta a Corbanese di Tarzo: Rolando Dalle Crode, Lamberto Ceschelli, Nico, Silvana e tanti altri. Non ultimi, i colleghi e grandi amici della Provincia. «Adesso mi sento più solo conclude il direttore generale Carlo Rapicavoli ma le esperienze vissute insieme resteranno per sempre con me».
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